È ufficiale: Simone Vido non sarà più il direttore sportivo del Chions al termine della stagione in corso. Dopo otto anni alla guida dell'area tecnica gialloblù, il dirigente ha deciso di fare un passo indietro. Per quanto riguarda la successione, se la società deciderà di optare per una soluzione interna, la titolarità dovrebbe tornare a Gianpaolo Sut, mentre se si sceglierà un profilo esterno, il casting è ancora aperto.
«Lasciare non è mai semplice, esco da una delle migliori società del territorio», sono le prime parole - riportate dal Gazzettino - cariche di emozione di Vido. «C'è comunque tristezza. Sono stati 8 anni intensi e fantastici: ringrazio dell'opportunità avuta in primis il presidente Mauro Bressan. In questo periodo la società ha dimostrato quello che è: un club organizzato, che rispetta i ruoli. Mi hanno sempre dato la possibilità di dire la mia e anche di sbagliare, come quest'anno. Le scelte si fanno cercando sempre le migliori, ma gli errori ci stanno. Ho lavorato bene con il presidente e il direttore Gianpaolo Sut è sempre stato al mio fianco».
Interrogato sulla convinzione della sua scelta, Vido risponde: «Non so se faccio bene o male, ma in questo momento testa e cuore mi dicono che devo fermarmi. Il calcio per me è una passione, non una professione. Per portare avanti le passioni servono energia, entusiasmo, voglia di dire e di fare, che non ci sono più».
La difficile stagione sportiva ha sicuramente influito sulla decisione: «Quella mi ha veramente colpito. Fatico ad accettarla, convinti come eravamo di poter fare un altro tipo di campionato. C'è tanta delusione e anche questo spinge ad avere più pensieri negativi che positivi».
Ben diverso il clima quando aveva iniziato, costruendo la squadra per il primo salto dall'Eccellenza alla serie D: «La prima opportunità era stata pure improvvisa e inaspettata. Al tempo avevamo costruito un "giocattolo" meraviglioso, la prima vittoria non si scorda mai. La società si sentiva ancora impreparata: è accaduto tutto di colpo, anche a livello emotivo per la partecipazione del paese che è stata entusiasmante».
Ripercorrendo il suo percorso: «In ogni stagione ho provato a crescere, dentro e fuori dal campo. Ci sono state ulteriori soddisfazioni e delusioni. Penso che il Chions in D sia un evento straordinario, poi chi viene al campo vuol vedere la squadra vincere e primeggiare. Una delusione come quella di quest'anno stressa tutto l'ambiente. Quindi bisogna essere bravi a riportare entusiasmo, come era avvenuto con il ciclo Barbieri dopo la retrocessione con Rossitto, risollevandosi subito e gettando basi solide, con una società che è preparata, organizzata e forte. Ci sarà tanto gioire, per i sostenitori gialloblù».
Sul cambiamento della categoria in questi anni: «La D è cambiata con il calcio, come i giocatori e le esigenze. La prima volta era fatta di gente del territorio, con pretese diverse, adesso è un semiprofessionismo che ti costringe a scelte forzate. È cambiato pure il calcio in Eccellenza, comunque, da allora a due anni fa».
Riguardo alle possibilità di salvezza della squadra: «La fiammella è ancora accesa. Abbiamo un grosso rammarico, perché soprattutto nel ritorno ce la siamo sempre giocata con tutti. Non siamo inferiori a 7-8 avversarie, ma i numeri esprimono la classifica. Proviamo a restare aggrappati, nessuno ci porterà via punti facili».
Visibilmente commosso, Vido conclude parlando di ciò di cui va più fiero: «Non trasmetto entusiasmo ma sono fiero di quel che è stato dato nella crescita e nella visibilità della società. Nel mio piccolo spero di aver offerto qualche soddisfazione. Quella grande è stata lavorare nel Chions in cui sono cresciuto, per il paese dove vivo, avendo visto la gioia dei tifosi nei salti di categoria».
Sulla scelta di richiamare Lenisa in panchina, il dirigente non si pente: «In estate eravamo convinti. Le cose non sono andate come volevamo, dopo scelte ragionate e volute, anche perché i valori in un calcio cambiato non si sono trasmessi alla squadra. La colpa di questa situazione non è di Lenisa, va condivisa nelle scelte e nella gestione non ottimale».
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