Per l’attaccante Alessio Curcio doveva essere una stagione di rilancio in Serie D a Nuoro, in Sardegna, dopo la trafila nelle giovanili della Juventus e le 170 presenze tra i professionisti (tra Casale, Castiglione, Canavese e Renate). A livello personale il giocatore classe 1990 si è effettivamente rilanciato, anche se ai play-off la Nuorese non è approdata: Curcio ha segnato 9 gol in 19 apparizioni, diciotto di queste come titolare, ma potrebbe aspirare al ritorno tra i prof, come ha detto nell'intervista concessa a TuttoMercatoWeb.com
«Quella trascorsa nella Nuorese è stata un’esperienza bellissima per me, sotto il profilo umano e calcistico - ha detto Curcio - perché ho conosciuto persone che mi hanno accolto bene e mi hanno trattato in maniera positiva. Inoltre, sotto il punto di vista sportivo è stata un’annata personalmente soddisfacente, perché sono riuscito a incidere in quasi tutte le partite, con gol e assist, e questo mi ha gratificato molto: ho segnato 9 gol, ho effettuato cinque assist, anche se ho colto pure quattro traverse, che ogni anno sfortunatamente non mancano mai…»
Secondo vari addetti ai lavori, i suoi gol sono stati molto belli. Che cosa ne dice?
«E’ vero, ho avuto dei giudizi positivi e questo aspetto mi ha fatto più piacere. Finalmente ho giocato nel mio vero ruolo che è quello di seconda punta, dopo tanti anni. Sarà un caso, ma i risultati si sono visti».
Ha notato delle differenze tra la Serie D per come è adesso, e la Lega Pro?
«Sì, differenze dal punto di vista organizzativo e tattico. Credo sia diverso anche il ritmo. Però a livello tecnico non ho riscontrato grosse differenze tra la D e la Lega Pro».
Sarebbe potuto anche passare in Lega Pro, perché c’era la Lupa Roma, ma è ripartito dalla Nuorese. Si sentirebbe pronto a tornare tra i professionisti?
«Sì, è questo il mio obiettivo. È vero che inizialmente non me la sentivo di scendere di categoria, ma dopo un po’ ho capito che era questo l’unico modo per rituffarmi dentro».
Qual è il suo gol che consiglierebbe di vedere agli addetti ai lavori?
«Forse quello che ho segnato sul campo dell’Ostiamare. Era arrivato un pallone più o meno a venticinque metri dal bersaglio, ero con le spalle rivolte alla porta, ho fatto un palleggio e poi l’ho mandata sotto l’incrocio dalla parte opposta».
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