In un contesto dove la pirateria digitale minaccia sempre più il valore dei diritti televisivi sportivi, DAZN lancia un appello per un'azione più decisa e coordinata. Stefano Azzi, amministratore delegato di DAZN Italia, non usa mezzi termini nell'intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore: «Non c'è tanto da usare l'immaginazione. I numeri sono eloquenti come è chiaro il rischio: la pirateria digitale sta svalutando i diritti dello sport. Non siamo i soli a dirlo. Non è il caso di scherzarci su, né di perdere tempo».
La piattaforma di streaming sportivo, di proprietà della Access Industries di Len Blavatnik, ha investito significativamente nel calcio italiano, aggiudicandosi i diritti di trasmissione della Serie A per cinque stagioni a partire dal 2024/25. Un impegno economico rilevante: 700 milioni di euro annui, a cui si aggiunge un meccanismo di revenue sharing con la Lega Serie A al superamento di determinate soglie di abbonamenti.
Nonostante la prima stagione del nuovo accordo stia volgendo al termine, l'estate si preannuncia altrettanto importante per DAZN. Dal 15 giugno, infatti, la piattaforma trasmetterà gratuitamente il nuovo Mondiale per Club, i cui diritti sono stati acquisiti su scala globale, grazie anche a un accordo di sublicenza con Mediaset.
Riflettendo sui risultati di questo primo anno, Azzi sottolinea l'importanza di una visione a lungo termine: «Non è all'anno che noi guardiamo i risultati degli abbonamenti. A me interessa il percorso di lungo periodo e la crescita. In questo momento devo dire che il mercato non ha ancora risentito degli effetti dell'azione antipirateria, nonostante l'eccellente lavoro legislativo. A mancare ancora sono le sanzioni agli utilizzatori; da qui l'assenza di un effetto di deterrenza pieno. Siamo fiduciosi che arriveranno. Peraltro saranno anche retroattive, chi compra pirateria lascia una traccia digitale della visione in rete».
Numeri allarmanti
I dati presentati da Azzi sono preoccupanti: «I numeri sono spaventosi. In Italia, secondo l'ultimo Osservatorio Fapav-Ipsos relativo al 2023 quasi 4 milioni sono abbonati a piattaforme illecite. A questi si aggiungono 12 milioni tifosi occasionali: quelli cioè che fruiscono dello sport comprando ogni tanto partite di loro interesse e big match, in modalità pay per view, sempre in maniera illegale. E in tutto questo c'è una questione da considerare con attenzione. Quale? Fra chi fa ricorso a visioni illecite c'è una grande percentuale di persone abbienti che possono permettersi il calcio, non pagano e rischiano la loro reputazione per un euro al giorno. È una questione culturale che va affrontata con decisione».
Il problema della pirateria non è circoscritto al contesto italiano, ma interessa l'intero panorama calcistico mondiale. Per questo motivo, l'amministratore delegato di DAZN Italia chiede un maggiore coinvolgimento delle società sportive: «Mi aspetto dai club un ruolo più attivo perché gli stessi diritti televisivi si stanno svalutando e rischiano di svalutarsi ancora di più senza un'azione ancora più incisiva. Alla quale è importante concorrano tutti: legislatore, forze dell'ordine, ma anche i club. Questi ultimi sono i più vicini alle comunità dei tifosi. Sono il primo punto di riferimento e possono giocare un ruolo più attivo per innescare il cambiamento culturale necessario. Oltre al lavoro che si sta portando avanti a livello nazionale, è altrettanto importante che i club agiscano a livello locale».
La risposta alle critiche
Azzi risponde anche alle voci su presunti problemi finanziari della piattaforma: «Le previsioni non sono favorevoli? Posso dire che sono talmente tanto azzeccate, che abbiamo acquisito i diritti globali per il Mondiale per Club FIFA con un accordo storico. Aggiungiamo poi Foxtel in Australia. Già questo è sufficiente a rispondere. La direzione della crescita è chiara. Qualità? Senz'altro il miglioramento è un punto chiave. Il calcio dovrebbe aprirsi a una maggiore sperimentazione per aumentare il coinvolgimento. Questo però non vuol dire che si parta da un livello basso, anzi».
In conclusione, l'ad di DAZN Italia ribadisce l'importanza di affrontare il problema in modo diretto: «Gli investimenti richiesti per l'esclusiva sono alti e non si ripagano con la sola pubblicità. Per eguagliare il valore dei diritti di ogni stagione di Serie A servirebbe raccogliere ogni anno almeno 15 volte il valore della pubblicità programmata a Sanremo sull'audience che fa la kermesse. Assumendo che ci siano aziende con tale capacità e benefici dal farlo. Io dico che non bisogna girare attorno al problema. Più pirateria digitale equivale a un minore valore dei diritti che poi equivale a minore disponibilità dei broadcaster a investire. E questo vuol dire minori ricavi per club. L'equazione è, purtroppo, fin troppo lineare».
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