La favola del possibile salvataggio della Lucchese si è infranta contro la dura realtà dei numeri. Affida srl, l'azienda che nelle ultime settimane aveva alimentato le speranze dei tifosi rossoneri con una manifestazione d'interesse per l'acquisizione del club, ha definitivamente abbandonato il progetto attraverso un comunicato dell'amministratore unico Stefano Grassi che suona come una sentenza di morte per le ambizioni professionistiche della società toscana.
Una montagna di debiti nascosti
Il fulcro della rinuncia ruotava attorno a una scoperta amara: l'esposizione debitoria della Lucchese risulterebbe essere da due a tre volte superiore rispetto a quanto inizialmente dichiarato. Una cifra che, secondo Grassi, "scombina i piani e le condizioni" precedentemente stabilite, rendendo di fatto insostenibile qualsiasi operazione di salvataggio dal punto di vista imprenditoriale.
L'amministratore di Affida ha spiegato come, fino a poche ore dal comunicato, la società non avesse mai ricevuto "un documento chiaro, completo e aggiornato della esposizione debitoria", dovendo fare affidamento su informazioni parziali e non verificate. Una situazione che ha reso impossibile elaborare una strategia concreta di intervento.
Il peso della penalizzazione e la retrocessione
La retrocessione della squadra ha rappresentato il primo tassello di un domino che ha portato al definitivo abbandono del progetto. Come spiegato da Grassi, l'esito dello spareggio salvezza era una delle condizioni fondamentali per valutare la fattibilità dell'operazione, considerando le profonde differenze economiche tra il mantenimento della Serie C e una possibile ripartenza da categorie inferiori.
A questo si aggiunge il fardello dei 14 punti di penalizzazione, definito dall'imprenditore come "elemento fortemente ostativo" per qualsiasi progetto futuro, rendendo ancora più complesso un eventuale rilancio della società.
L'intricato labirinto procedurale
Il tentativo di salvataggio si è scontrato anche con le complessità procedurali e i tempi ristretti imposti dalla situazione. Affida aveva valutato diverse strade, dalla composizione negoziata della crisi al concordato preventivo, ma tutte si sono rivelate impraticabili per ragioni di tempistica e opportunità.
Particolarmente significativo è stato l'intervento dell'attuale proprietario Mancini durante l'udienza del 21 maggio, quando ha richiesto una settimana aggiuntiva per onorare gli impegni, una richiesta accolta con scetticismo da tutte le parti coinvolte, considerate le promesse non mantenute nei mesi precedenti.
La responsabilità imprenditoriale
Stefano Grassi ha voluto chiarire la posizione di Affida, sottolineando come dietro la società di intermediazione creditizia ci sia da due anni un importante fondo internazionale. Tuttavia, ha precisato che "in questa vicenda non si è mai pensato al coinvolgimento di Investcorp", pur rimanendo sempre informata la capogruppo.
L'imprenditore ha enfatizzato il peso della responsabilità verso i mille dipendenti dell'azienda e le relative famiglie, spiegando come "dal calcio non si guadagna, ma nemmeno si deve rischiare di compromettere quanto si è costruito in anni di attività".
Il coinvolgimento delle istituzioni
Il ruolo dell'amministrazione comunale è emerso come centrale in tutta la vicenda. È stata infatti l'amministrazione a proporre il coinvolgimento di Affida, instaurando nelle ultime settimane "un rapporto di seria e reciproca cooperazione" per cercare soluzioni percorribili.
Grassi ha espresso riconoscenza verso il sindaco Mario Pardini e il suo staff, descritti come soggetti che "non hanno mai abbandonato la Lucchese e stanno tentando di tutto per salvarla".
Le mancate garanzie degli sponsor
Un altro elemento che ha contribuito al fallimento dell'operazione riguarda il supporto degli sponsor. Nonostante Affida avesse interpellato diversi potenziali sostenitori nelle scorse settimane, ricevendo "molte disponibilità verbali", non sono arrivati "impegni formali" concreti, condizione considerata imprescindibile dalla policy aziendale del gruppo.
Il futuro incerto del calcio lucchese
Con il ritiro di Affida, le prospettive per il calcio professionistico a Lucca si fanno drammaticamente scarse. L'unica possibilità rimasta appare quella di una ripartenza dall'Eccellenza o dalla Serie D, eventualmente attraverso l'acquisizione del titolo del Ghiviborgo.
La situazione rappresenta, come sottolineato nel comunicato, "l'ennesima sconfitta per una città che nella sua classe imprenditoriale non ha più scuse", evidenziando un problema più ampio che va oltre la singola vicenda calcistica.
Un riconoscimento finale
Nonostante l'amarezza per il fallimento dell'operazione, Grassi ha voluto concludere il suo intervento con un riconoscimento al lavoro svolto da tecnico, giocatori e staff della Lucchese, elogiando "la testimonianza di valori ormai rari quali dignità, serietà e abnegazione" dimostrati in questi mesi difficili, culminati con l'ultima partita e il comportamento di tutti coloro che sono rimasti "senza stipendio, fino all'ultimo minuto".
La Lucchese 1905 si avvia così verso un futuro incerto, vittima di una gestione che l'amministratore di Affida ha definito come "due anni di cattiva gestione", lasciando una città e i suoi tifosi a fare i conti con la fine di un sogno e l'inizio di un difficile processo di ricostruzione.
Autore: Redazione Notiziario del Calcio / Twitter: @NotiziarioC
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