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Mancino: "All'Equipe Campania con gioia e voglia di riscatto"

29.08.2019 10:15 di  Stefano Sica   vedi letture
ESCLUSIVA NC - Mancino: "All'Equipe Campania con gioia e voglia di riscatto"

Tanta voglia di essere ancora protagonista sul campo, con uno sguardo al futuro per continuare ad alimentare la sua passione di sempre. Nicola Mancino è uno dei gioielli di famiglia dell'Equipe Campania, a cui è aggregato da dieci giorni. Centrocampista di qualità e di grandi capacità realizzative, esterno offensivo e, in questo periodo, anche centrale di difesa negli allenamenti congiunti con gli avversari di turno. Giusto per reinventarsi un po', provare esperienze nuove. Poche settimane fa ha conseguito a Coverciano l'abilitazione ad Allenatore di Base Uefa B. Forse il suo traguardo più importante degli ultimi tempi. "E' stato un ritiro vero e proprio, durato tre settimane - racconta ai microfoni di NotiziarioCalcio.com -. Un'esperienza bellissima e formativa: mi sono trovato a condividere quei giorni con giocatori di categoria superiore che hanno una storia importante ma anche un'umiltà impressionante. Mi sono anche molto divertito".

La volontà di allenare la stavi maturando già da qualche tempo...

"Vero. E' un pensiero che stavo portando avanti già da un anno. Poi ho avuto la possibilità di fare lezioni di tecnica individuale a dei bambini. Mi è piaciuto molto e questo ha rafforzato le mie convinzioni. Come allenatore giovane, non disdegno affatto di poter partire da un settore giovanile, fare esperienza e poi crescere".

Che tesi hai presentato?

"Noi abbiamo illustrato una lezione pratica sul campo e poi steso una relazione scritta. Personalmente ho presentato l'idea di un 4-3-3 in fase di possesso palla, con una trama di gioco che coinvolge tutti gli 11 elementi di una squadra. Ho fatto tre rombi, uno centrale e due laterali. Fischiavo ogni 30 secondi per impartire un giro palla basato sul 4-3-3".

Cosa è successo lo scorso anno a Caserta?

"E' stata una stagione da dimenticare per tutti. Io a Caserta ci vivo e questa sensazione di impotenza l'ho vissuta personalmente sulla mia pelle. Con la Casertana avevo vinto un campionato nel 2014 in Seconda Divisione, confermando poi la stagione positiva nella Lega Pro unica, come tutta la squadra. I ricordi belli sono tanti, Caserta è stata una tappa importante della mia carriera. Invece l'anno scorso ho vissuto una stagione travagliata e questo mi pesa. Tutti abbiamo fatto poco, non solo i giocatori". 

Come è possibile che con tanti elementi di esperienza non ci fosse qualcuno che si caricasse il gruppo sulle spalle?

"Forse è proprio quello il problema: non è facile avere un leader quando ci sono troppi giocatori importanti. Perché poi nasce la competizione. Ma ripeto, tutti potevamo fare molto di più. Ovviamente il gruppo ha risentito anche di alcune problematiche, tipo i conflitti tra la società e il Comune, tra Martone e i tifosi, e altro. Tante cose ci hanno tolto tranquillità. Tuttavia i tifosi vanno solo ringraziati: per come avevamo fatto, sono stati esemplari. Ci hanno sostenuti fino alla fine".

L'abbraccio con Fontana dopo il derby con la Paganese, il suo esonero e una strada che è rimasta comunque in salita.

"In quel momento ritenemmo opportuno stringerci simbolicamente intorno a lui. Il mister è sempre stato dalla nostra parte e noi dalla sua. Il seguito negativo? Ormai c'era un contesto di confusione generale da cui era difficile uscire. E che ci ha condizionati. Non a caso la società ha fatto altre scelte in vista di questo campionato". 

Sei un centrocampista poliedrico che col tempo è stato impiegato anche da esterno d'attacco. Una bella evoluzione tattica.  

"Nasce tutto a Siracusa, con Ugolotti nel 2010/11. Feci 16 gol. Il mister mi chiedeva di agire da mezzapunta col compito di venire molto dentro a piede invertito. Pian piano ho fatto anche la seconda punta. Io sono uno che si adatta subito ad un nuovo ruolo. Mi bastano 2-3 partite per entrare in forma e abituarmi ad un nuovo contesto tattico. L'anno scorso sono stato utilizzato in modo discontinuo e casuale, e questo non mi è piaciuto. Giocavo, facevo assist, ma poi finivo in panchina. Il motivo non l'ho mai capito, ma ormai è acqua passata. Alla fine ho chiuso con 22 presenze e una rete alla Vibonese. Credo che meritassi più spazio".  

Cosa si sta muovendo in chiave mercato?

"A inizio mese avevo diverse soluzioni stuzzicanti in C e D, ma ero in pieno corso a Coverciano. Ebbi contatti con Palermo, Savoia, Picerno e Paganese. Ora sono cambiati gli scenari. Ma qualche approccio c'è stato. Vediamo che succede". 

Ora sei all'Equipe Campania, quasi una famiglia per te. 

"Mi sono aggregato per la prima volta nell'estate del 2010. Mi ha portato fortuna perché poi andai a Siracusa disputando un'annata molto positiva sotto tutti i punti di vista. Devo ringraziare Antonio Trovato oltre a tutti i tecnici ed ai miei compagni di avventura. Qui si respira aria pulita, ci divertiamo ma lavoriamo anche con grande divertimento. Siamo una bella famiglia e c'è un'atmosfera piacevole: tutto questo a volte ci aiuta a non pensare alla nostra condizione di svincolati".

Hai "convocato" nel gruppo anche un ragazzo che vorrebbe seguire le tue orme...

"Si tratta di mio nipote, Alfonso Speltra. E' un centrocampista del 2002. Lui ha una esperienza in una società giovanile del territorio, la ASD Micri. Dove potrà arrivare dipende solo da lui. Io posso dargli solo consigli tecnici, aiutarlo a crescere. Ma lui sa che deve metterci passione, fatica e sacrificio. Sono le condizioni essenziali per emergere. Tutto è nelle sue mani".