In piena lotta per il titolo in Serie D con il suo Prato (a -1 dalla capolista Lucchese) a 9 giornate dalla fine e con lo scontro diretto da giocare a Lucca proprio alla ripresa (se e quando sarà possibile riprendere l'attività), il 31enne difensore viareggino (scuola Atalanta) Matteo Gentili si racconta a "Palla al centro" in questo particolare momento di segregazione casalinga dovuta al Coronavirus.
Matteo, come stai vivendo questo periodo?
«Lo sto vivendo come tutti, chiuso in casa con la speranza che tutto posso tornare alla normalità il prima possibile. Rivolgendo sempre un pensiero alla città di Bergamo, dove sono cresciuto per motivi calcistici e dove ho ancora tanti amici».
Come ti tieni in forma?
«In primis mangiando sano grazie al dottor Giovanni Cortile e alla sua dieta, che anche se a distanza continua a seguirmi come ha sempre fatto da quando sono tornato a giocare a calcio. Per gli allenamenti seguo il programma che ci ha dato il nostro preparatore Andrea Vieri, col quale ci sentiamo quotidianamente».
Credi che la stagione la si potrà portare al termine? E se sì... come?
«Al momento credo sia molto difficile riuscire a finire il campionato, più che altro perché continuano ad aumentare i contagi e non sappiamo quando il virus sarà sconfitto. Ho paura che ci vorrà ancora un bel po' di tempo».
Tu con la tua squadra sei in lotta per vincere il campionato: se si dovesse riprendere a giocare chi vedi favorita per il titolo?
«Sarebbe stata una grande lotta con la Lucchese, ma in caso di ripresa penso che anche il Seravezza Pozzi che era la squadra più in forma prima della sosta, la Caronnese ed il Casale di mister Buglio possano dire la loro per la prima posizione».
Come valuti la tua annata e quella del Prato?
«Sapevamo che non sarebbe stato facile vincere, abbiamo pagato qualche disattenzione e qualche errore sopratutto in trasferta nella prima parte del campionato. Abbiamo pagato caro i vari infortuni in primis quello molto grave di 'Momo' Fofana, giocatore fondamentale per noi in grado di fare la differenza in questa categoria. Però insomma eravamo lì ad un punto dalla prima, con una buona condizione fisica e morale, con lo scontro diretto da giocare proprio quando hanno deciso di fermare tutto. A livello personale sono comunque contento, all’inizio ho dovuto togliere un po’ di ruggine ma poi anche a livello fisico sono cresciuto in maniera importante. Peccato per quel piccolo problema muscolare che mi ha fermato a dicembre proprio prima della sosta natalizia. C'ho messo un po’ a riprendere la condizione ma nelle ultime partite ero tornato su buoni livelli».
Non vincere il campionato per una squadra che ha speso tanto come il Prato equivarrebbe ad un "fallimento"?
«Parliamo di un torneo che potrebbe essere finito a febbraio... e parlare di fallimento su un campionato giocato per 2/3, con 27 punti ancora a disposizione e con lo scontro diretto da giocare sarebbe assurdo secondo me. Sapevamo che non sarebbe stato facile vincere ma eravamo in piena corsa. Magari se si fosse giocato a Lucca saremmo noi in testa adesso».
Potendo tornare indietro nel tempo, nel 2018 rifaresti la scelta di lasciare il Real Forte dei Marmi Querceta per tentare la ribalta televisiva con l'avventura nella casa del Grande Fratello?
«Sì, lo rifarei. Di tutto ciò che ho fatto non mi sono mai pentito. Quello per me era un momento molto particolare a livello sentimentale e lavorativo. Al Forte ho fatto mesi bellissimi ma quando andai via mancavano poche partite alla fine ed eravamo tagliati fuori dalla corsa al titolo. Se fossimo stati in lotta per il primo posto non sarei mai andato via e questo lo dissi pure alla società».
Un giorno speri o credi di poter tornare a giocare in Versilia? Dove ti vedresti bene?
«L’estate scorsa sono stato molto vicino ad un ritorno al Real Forte Querceta dove ho tanti amici a partire dal presidente Lenzi, con cui ho vissuto mesi splendidi alla Pecciolese. Ma sono stato vicino anche al Seravezza, dove ringrazio mister Vangioni e la dirigenza per la stima che hanno sempre dimostrato nei miei confronti. Intanto vediamo come finirà quest’anno, i cambiamenti che ci saranno nel calcio, in primis nelle categorie minori e poi vedremo quale sarà il mio futuro».
Quale è stato il punto più alto della tua carriera?
«Penso l’anno a Vicenza quando mi ripresi dopo la pubalgia. Era il mio primo anno effettivo di Serie B, venivo dal campionato vinto in Lega Pro con lo Spezia, riuscii a prendermi il posto da titolare dopo qualche mese non facile: dopo 5 gare avevo segnato anche 2 gol molto importanti; purtroppo alla fine della quinta gara dopo il gol al Novara l’ennesimo infortunio che mi ha tenuto fermo per 5 mesi. Ovviamente non dimentico neanche la mia parentesi azzurra con l’Europeo Under 19 perso in finale, il Mondiale Under 20 e le convocazioni in Under 21. Forse a Vicenza il punto più in alto ma di sicuro con la magia azzurra il punto più emozionante».
Il miglior allenatore che hai avuto?
«Ho avuto la fortuna di avere tanti allenatori bravi e preparati e con quasi tutti ho avuto dei buoni rapporti. Mi viene in mente 'Gigi' Del Neri con il quale ho avuto la fortuna di stare qualche mese quando mi aggregarono dalla Primavera dell’Atalanta in prima squadra. Molto bravo mister Pasquale Marino col quale abbiamo raggiunto i playoff per la Serie A dopo una cavalcata incredibile. Però credo che a livello calcistico quello che mi ha aiutato più di tutti è stato Giovanni Lopez a Vicenza. Ricordo con tanto affetto anche Francesco Buglio, con il quale ho creato un rapporto molto importante durante la splendida annata al Forte Querceta».
Il compagno più forte che hai trovato in carriera?
«Quando ero in Under 21 ho avuto la fortuna di misurarmi con ragazzi che poi sono diventati dei calciatori “veri”. Mi vengono in mente i vari Perin, Darmian, Poli, Ranocchia, Okaka e Ogbonna ma te ne dico due su tutti e sono 'Jack' Bonaventura, mio compagno anche nelle giovanili dell’Atalanta, e Mario Balotelli».
L'attaccante più difficile da marcare che hai incontrato in carriera? E in questo campionato di Serie D 2019/2020?
«Purtroppo (ride, ndr) Balotelli ho dovuto marcarlo più di una volta durante l’anno di Primavera. Ma ricordo anche l'inglese Sturridge durante l’Europeo Under 19: si vedeva già che sarebbe diventato un grande giocatore. Quest'anno in D mi è piaciuto tanto l’attaccante del Bra Casolla ma credo che il miglior avversario sia stato 'Ciccio' Di Paola del Real FQ... e per fortuna in quella gara contro di noi non c’era Falchini».
L'amico più vero che hai nel mondo del calcio?
«Ne ho due. Il grande Nico Brighenti (ex Esperia Viareggio, ndr) e il bomber Piero Maritato a cui faccio i miei più sentiti auguri di pronta guarigione con la speranza di poterlo rivedere gonfiare la rete quando questo Coronavirus sarà sconfitto
Autore: Redazione NotiziarioCalcio.com
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