Tre mesi per poter dichiarare finalmente la completa guarigione di un malato per il quale sembrava difficile trovare la cura adatta. La salvezza dell'Afragolese è l'ennesima scommessa vinta da Nello Di Costanzo il quale, approdato sulla panchina rossoblù dopo sette sconfitte di fila, è riuscito durante il suo interregno ad invertire una tendenza che sembrava irreversibile. Un traguardo che il suo gruppo ha tagliato andando al di là di ogni sforzo possibile e che, giocoforza, non era per nulla scontato viste le tante difficoltà con cui il club di Raffaele Niutta ha dovuto cimentarsi. Logico che tutto l'entourage societario lo abbia vissuto e celebrato come una seconda promozione dopo quella di un anno fa. "Sono arrivato effettivamente in una situazione molto precaria da un punto di vista psicologico - sottolinea ai nostri microfoni il trainer acerrano -. C'era uno scoramento preoccupante e ho dovuto lavorare principalmente sulla testa dei calciatori e sulla loro autostima affinché si ricreasse quella fiducia generale in grado di dare a tutti nuovi stimoli. Peraltro mi sono accordato con l'Afragolese in un periodo in cui il mercato era ancora aperto: un contesto che non poteva non favorire qualche incertezza di troppo nei ragazzi. Solo quando si è chiusa la finestra dei trasferimenti ho potuto cominciare a tracciare un lavoro vero, partendo dalla costruzione di un gruppo che aveva solo bisogno di ricompattarsi e di liberarsi da ogni forma di instabilità. Ma sia chiaro un aspetto: io da solo non avrei potuto far nulla. E' stata decisiva la disponibilità dei calciatori, a partire da quelli più esperti. Parliamo di uomini veri, che sul piatto della bilancia hanno fatto prevalere autorevolezza e ascendenza anche nei confronti dei più giovani".
Qual è stato il loro ruolo?
"Di collante. La loro leadership è stata riconosciuta da tutti. Le motivazioni trasmesse dagli over sono state fondamentali per ricostruire quell'entusiasmo di cui avevamo bisogno, così come i loro stili comportamentali, da professionisti veri. Voglio citarli tutti: Fava, che alla sua età riesce ancora a fare la differenza in campo, Lagnena, che dopo l'infortunio si è ripreso benissimo e ha voluto fornire il proprio apporto, Carrotta, Marzullo, Sorrentino, Di Girolamo, Viscovich, Tommasini, Simonetti, Astarita e Costantino, quest'ultimo un autentico trascinatore che ha dato quel quid in più a questa squadra dal punto di vista caratteriale, come del resto Astarita. Senza trascurare Silvestro, che pur essendo un '99 ha la personalità di un veterano. Hanno accompagnato per mano i più giovani mettendoli in condizione di rendere al massimo. E' stato in questo modo che abbiamo potuto raggiungere una identità di squadra che ci ha permesso di dare filo da torcere anche alle grandi e di uscire sempre dal campo con la consapevolezza di aver dato tutto e di aver anche proposto prestazioni intrise di generosità e carattere".
Quando ha capito che la sua squadra ce l'avrebbe fatta?
"Quando abbiamo vinto con la Nocerina, gara peraltro decisa da Fava. Non è stato facile: loro sono una squadra forte, composta da calciatori di assoluto valore. Quella vittoria ci ha dato indubbiamente una spinta decisiva verso la salvezza, proprio sotto un aspetto mentale. Eravamo a -4 dal Nola e, punto dopo punto, abbiamo annullato lo svantaggio fino a portarci una lunghezza sopra. Ci siamo salvati noi ma lo avrebbero meritato anche loro. Poi un ruolo fondamentale lo ha recitato anche il Presidente Niutta".
Quale di preciso?
"A volte è difficile incontrare presidenti che riescono a infonderti fiducia e serenità nei momenti complicati. Spesso davanti alle difficoltà si scappa e non si curano certi dettagli che possono fare la differenza nel percorso verso un obiettivo condiviso. Lui invece è rimasto sempre al nostro fianco, non ha smesso mai di supportarci e questi piccoli particolari li ha curati, perché in fondo ha sempre creduto in noi e nella salvezza. E questa sua energia positiva è stata per noi importante. Evidentemente da ex calciatore conosceva bene la psicologia di un gruppo che lavora e deve affrancarsi dall'ansia. Tuttavia mi sento di ringraziare anche altre figure, tecniche e dirigenziali, che hanno fornito un apporto insostituibile: il Dg Pietro Cassandro, il Ds Gaetano Romano, il Team Manager Luca Mazzarella, i fratelli Enzo e Nicola Bossa, Rosario Silvestro, Nicola Pannone che è una istituzione del nostro calcio, il Segretario Antonio Forte, Rosa Belgiorno dell'Area marketing e il Webmaster Dario Algamage. Su Romano mi piacerebbe sottolineare che è un Ds moderno che non si limita a fare il mercato, ma è presente al campo ogni giorno a risolvere qualsiasi problema di spogliatoio. Quindi ringrazio i magazzinieri Giovanni Castaldo e Mimmo De Luca, i fisioterapisti Dario Sgambati e Franco Liccardi, i miei collaboratori Francesco Di Nardo e Bartolo Esposito, nonché i Prof. Ciro Zampella e Giuseppe Sarti, quest'ultimo prezioso nel suo lavoro di recupero degli infortunati".
Anche i tifosi, a dir il vero, vi sono sempre stati vicini.
"Infatti ringrazio di cuore anche loro. Ne ho ancora impresso nella mente l'incitamento alla vigilia della trasferta vinta con la Vis Artena. Hanno dato anche loro un contributo essenziale. Ne avevamo assoluto bisogno. Abbiamo festeggiato insieme la salvezza ed è stato un momento straordinario. Quella rossoblù è una tifoseria storica, passionale, che io conoscevo molto bene avendo vestito la maglia dell'Afragolese negli anni '80. Hanno compreso che stavamo dando il massimo, che lavoravamo ogni giorno senza risparmiarci mai pur di raggiungere questa benedetta salvezza".
Il suo futuro?
"Al momento non voglio pensarci. Ho bisogno di staccare qualche giorno e godermi questa bella soddisfazione. Sono stati mesi duri, intensi, tra la logica preoccupazione di non farcela e la concentrazione massima sul lavoro che richiedeva l'obiettivo che stavamo perseguendo. Ci sarà tempo per valutare il futuro, ora è il momento del relax. Me lo sono meritato, come tutti d'altronde. E mi si permetta di fare anche una dedica speciale per questa salvezza".
Prego.
"Ad Antonio Vanacore. L'ho conosciuto che era un mio giovanissimo calciatore quando allenavo il Campania, tornato a Napoli dopo l'esperienza a Pozzuoli. Poi l'ho voluto al mio fianco come collaboratore tecnico all'Aversa Normanna. Antonio resterà per sempre nel mio cuore. E poi è giusto che un pensiero venga rivolto anche a Pippo Viscido, che ha contribuito a portare qui l'ultimo trofeo dell'Afragolese. A lui il presidente era molto legato".
Autore: Redazione NotiziarioCalcio.com / Twitter: @NotiziarioC
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