Nel giorno in cui il mondo celebra la favola del Leicester di Claudio Ranieri, l’incredibile storia di un piccolo club che batte le grandi società, i loro ricchi fatturati e vince la Premier League, mai avrei pensato di dover scrivere un articolo del genere. Sì, perché quando c’è voglia di fare festa doverti soffermare sulle storture del mondo è cosa assai sgradevole. Tuttavia, non siamo mai appartenuti al partito dei cerchiobottisti. Nel bene e nel male, prendere una posizione è ciò che da sempre ci ha caratterizzato.
Sia chiaro: noi non siamo portatori di verità assolute (e diffidiamo da chi lo è), non si contano le volte in cui abbiamo sbagliato ma l’importante, come abbiamo sempre ripetuto nel tempo, è riconoscere i propri errori e commetterli agendo sempre in buona fede. Sbagliare del resto aiuta a crescere.
Oggi dalla piccola città di Piraino ci è giunta la notizia, attraverso una nota stampa del Due Torri, di una diatriba esplosa in seguito al pareggio ottenuto domenica dai siciliani in casa dell’Agropoli. Un giornalista campano dalle pagine del proprio sito, megafono di una trasmissione tv locale, ha attaccato l’atteggiamento del Due Torri tenuto contro il club salernitano. Il motivo sarebbe il forcing finale della squadra di Venuto alla ricerca del pareggio e l’esultanza per il pari acciuffato all’ultimo respiro. Come se non bastasse il suo intervento scritto, nella trasmissione da lui condotta è andato oltre ogni limite francamente. Spalleggiato da una conventicola di ospiti di cui soltanto uno ha tentato timidamente di opporsi ad uno spettacolo che definire poco edificante è eufemistico. Se un conduttore dimostra il suo equilibrio, e la propria professionalità, augurandosi la scomparsa di una società di calcio come il Due Torri è segno evidente che il nostro movimento calcistico è ormai giunto a toccare un punto molto basso.
Dove sono finiti i valori di questo sport? Ci ricordiamo ancora che questo è un gioco? Possibile che oggi è diventata la normalità vedere segnare un giocatore che poi non esulta per rispetto alla sua ex squadra? Quando esultare è un gesto di gioia spontaneo. Già, ma oggi parlare di spontaneità in un mondo sempre più finto risulta davvero difficile.
Ciò che fa rabbia è che troppo spesso ci si dimentica che l’avversario non è il nemico ma parte integrante e fondamentale di questo sport. Senza avversari non ci sarebbero partite.
Non vogliamo addentrarci nella questione, poi, in che modo si rispetti in campo l’avversario, se giocando tutti e novanta minuti al massimo o avendone pietà e limitandosi. Personalmente, sono dell’idea che si debba giocare fino alla fine dando tutto e che l’avversario lo si onori battendosi lealmente e dando sempre il massimo. Del resto la semifinale degli ultimi campionati del mondo tra Brasile e Germania rimarrà nella storia proprio per questo atteggiamento dei tedeschi che alla fine si imposero con un 7-1 che certi soloni subito etichettarono come irrispettoso.
Non eravamo presenti all’incontro Agropoli-Due Torri, abbiamo però visto la sintesi televisiva del match e da questa si evince che il Due Torri ha fatto fino in fondo il proprio dovere così come doveva fare. Cosa avrebbe dovuto fare? Scansarsi e far vincere l’Agropoli? Sarebbe stato rispettoso per le altre squadre coinvolte nella lotta per non retrocedere? Questa mentalità tutta nostrana è davvero quanto di più scellerato e deleterio possa esserci. E l’Agropoli avrebbe accettato di salvarsi così? Per la pietà degli avversari? Crediamo (ci auguriamo) di no.
Chiariamo. Altra cosa è irridere l’avversario. Qualora il Due Torri si fosse, a fine gara, macchiato di un’esultanza volta a prendersi gioco degli avversari allora sarebbe da condannare senza se e senza ma. Ci domandiamo però se chi ha accusato il Due Torri è a conoscenza del fatto che l’esultanza per il pari di domenica è arrivata per un punticino raccolto che tiene vive le, seppur minime, speranze di agganciare i play off. Per questo piccolo club sarebbe un risultato storico, una vetta mai toccata prima.
Il calcio è questo. L’essenza del calcio è questa. “Crederci sempre” come ha detto Claudio Ranieri. Non importa che tu sia piccolo o grande, il calcio è per tutti e tutti possono giocarlo. Ed è ancor più bello quando Davide batte Golia.
Il Due Torri è una società che con sacrificio compete in Serie D, programma stagione per stagione cercando di raggiungere l’obiettivo prefissato. Se anche altri club avessero questo tipo di approccio non ci ritroveremmo nella situazione critica in cui versa il nostro movimento calcistico a livello nazionale.
Dispiace poi che questa polemica sia arrivata poco dopo l’anniversario della morte del giovane Marco Salmieri. Era il 27 Aprile 2014 quando il calciatore ventitreenne del Due Torri perse la vita poco dopo la partita giocata col Savoia a causa di un incidente stradale.
Chiosa amara. Nella trasmissione di cui sopra un opinionista ha definito Piraino come “un paese che ha un bar con mezzo tavolino e tre sedie, manco quattro. Un posto dimenticato da Dio, uno dei posti più brutti e depressivi che abbia mai visto in vita mai e credo che l’Eccellenza sia un campionato più che dignitoso per questa realtà”. Non ci addentreremo nella valenza ed il decoro che hanno tutti i comuni italiani, che sono per lo più piccoli, e nemmeno vogliamo polemizzare. Ognuno può pensarla come meglio crede, ci mancherebbe altro.
Ciò che vogliamo sottolineare, proprio oggi, è che se questo tipo di mentalità si concretizzasse nel calcio, lo stesso perderebbe la sua magia. Non avremmo il Chievo (rappresentanza addirittura di una frazione di Verona), in Serie A oggi non giocherebbero Carpi e nemmeno Frosinone. Ed il Leicester? Sarebbe solo una favola partorita dalla mente di qualche squilibrato.
Per questo motivo noi ci auguriamo che nel nostro calcio non ci sia uno, ma dieci, cento Due Torri.
Autore: Marco Pompeo / Twitter: @Marco_Pompeo
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