È duro a morire il ragazzo di Campagna, centro del Salernitano che gli ha dato i natali. Una carriera infinita cominciata nel Sorrento stellare di Renato Cioffi, col doppio salto dalla D alla C1. Poi un'altra promozione in C2 col Messina nel 2013 e passaggi per Catanzaro, Juve Stabia e Paganese in C, oltre che con Taranto e Cerignola in D. Stefano Maiorano è l'esempio del mediano infrangibile, cursore instancabile capace di dare il meglio di sé da interno ma molto produttivo anche in un centrocampo a due, per capacità atletiche e organiche. Prima dello stop per l'emergenza Covid-19, il suo Biancavilla volava a vele spiegate verso la salvezza. "A un certo punto eravamo anche terzi in classifica - ricorda il centrocampista gialloblù ai nostri microfoni -. Poi per varie problematiche, qualche big è andato via e ci siamo un po' ridimensionati. Ma il nostro campionato è stato tutto sommato positivo".
Troppe società che non vogliono riprendere a giocare, a prescindere dalla risoluzione dell'emergenza Coronavirus. Un campanello d'allarme per i calciatori e per quei club contrari che potrebbero proporre ricorsi.
"E' un discorso strumentale, specie se arriva da società che non hanno rispettato neanche gli impegni relativi ai mesi antecedenti a marzo. E sono tante. Conosco colleghi che non prendono soldi da dicembre, altri addirittura da ottobre. Non si possono accettare queste speculazioni. Temo che alcuni club vogliano cogliere la palla al balzo per insabbiare qualsiasi onere nei confronti dei tesserati, anche quelli da settembre a febbraio. E non è giusto principalmente verso quelle realtà virtuose che, viceversa, stanno cercando di andare incontro ai giocatori. So che qualche società ha già proposto ai propri atleti un accordo soddisfacente per il trimestre marzo-aprile-maggio. Questo è un modo onesto di agire. Serve una soluzione per tutti, che non dia terreno fertile ai furbi. Abbiamo tutti una famiglia e una dignità che non va calpestata. Tantissimi di noi, se va bene, arrivano a mettere insieme 1500 euro al mese. Poi serve qualche intervento più strutturale".
Spiegaci.
"Non capisco perché non estendere anche alla serie D determinati obblighi presenti in C. Sarebbe un principio che immetterebbe nel sistema trasparenza e giusta competitività. Se un club non paga gli stipendi per due mesi, viene deferito e prende la penalizzazione. Sono consapevole che l'emergenza Covid-19 sia un problema per tutti. Ha annientato vite umane, e questo è stato il dramma principale. Altre le ha impoverite da un punto di vista economico. Siamo in tanti a perderci: società, calciatori, dipendenti, tutti coloro che fanno parte del mondo del calcio. Ma forse, una volta tornati alla normalità, magari il sistema si gioverà solo di quegli imprenditori in grado di fare realmente calcio, impresa vera. E' inutile girarci intorno: già prima di questa pandemia, molti presidenti vivevano alla giornata, senza alcun progetto, e venendo spesso meno agli impegni presi. Ora serve una svolta. I calciatori sono disposti a fare sacrifici, è giusto così in questo momento storico. Ma all'interno di un sistema sano che ha bisogno di profonde innovazioni".
Quali potranno essere gli sviluppi immediati secondo te?
"Difficile dirlo. L'AIC sta aspettando le decisioni del governo nazionale, che è ciò che dovrebbero fare tutti. E' ovvio che l'auspicio dell'Associazione, come quello di tutti noi, sia quello di tornare a giocare. Ma ci sono dei passaggi da compiere. Tutti dovremo rimetterci agli organi competenti anche perché la sicurezza generale viene al primo posto. Per questo le società non possono decidere da sole. A volte a pensare male si fa peccato ma spesso si indovina, diceva qualcuno. E se si mettono già ora le mani avanti dicendo di non voler ripartire, significa che si vogliono contenere dei costi andando a scaricare tutto sui giocatori. Su questo daremo battaglia. Alcuni presidenti giustificano la loro impossibilità a continuare a causa dei mancati incassi al botteghino nell'eventualità si dovesse ricominciare con gli impianti a porte chiuse. Se andiamo a vedere bene, strutturalmente tante società fanno pochissimi spettatori allo stadio. E non hanno mai potuto contare realmente su questa voce".
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