Alla vigilia della trentesima giornata del campionato di Serie D, la Fermana si prepara ad affrontare l’Avezzano in una sfida che sa di ultima chiamata. Con appena cinque partite ancora da disputare, i canarini non possono più permettersi passi falsi se vogliono continuare a coltivare la speranza, ormai flebile, di agganciare i play-out.
Contro l’Avezzano, dunque, non ci sono alternative: serve una vittoria per ridare senso al finale di stagione e tenere viva quella fiammella che il campo, giornata dopo giornata, sta spegnendo. In caso contrario, anche se la matematica non chiuderebbe del tutto i giochi, la realtà sancirebbe di fatto l’estromissione dalla corsa salvezza.
Un successo domenica permetterebbe alla Fermana di affrontare con motivazioni ancora integre le ultime quattro gare, due delle quali si disputeranno al Bruno Recchioni e saranno derby ad alta tensione. Uno di questi, probabilmente, contro una Sambenedettese già in serie C.
L’avversario di turno è tutt’altro che semplice. L’Avezzano, nonostante le pesanti difficoltà societarie, si è ricompattato e ha trovato solidità. Oggi è nono in classifica a quota 37 punti, a pari merito con il Castelfidardo, con un margine di quattro lunghezze sulla zona play-out e sette dai play-off.
La squadra allenata da Mirko Pagliarini ha perso solo una volta nelle ultime undici giornate, nel derby con L’Aquila (5-1), e nell’ultimo turno ha superato 2-0 un Notaresco in grande forma, reduce da cinque vittorie consecutive. Un successo firmato dal giovane bomber Ferrari, capocannoniere marsicano con cinque reti.
La Fermana, invece, arriva dal pareggio per 2-2 a Sora. Un risultato che lascia l’amaro in bocca, non solo per la classifica che resta drammatica (ultimi con 23 punti, a -5 dall’Isernia e -6 dalla Civitanovese), ma anche per il clima teso e il trattamento riservato alla squadra gialloblù allo stadio “Tomei”. In un comunicato ufficiale, la società ha denunciato le “pressoché inesistenti condizioni igienico-sanitarie dello spogliatoio riservato alla squadra ospite” e le continue provocazioni da parte di personale riconducibile alla società locale. A ciò si è aggiunta la decisione di relegare la dirigenza canarina nel settore ospiti, nonostante fosse stata prevista la tribuna centrale, scelta maturata per “la non gradita” presenza dei dirigenti gialloblù. Un episodio increscioso che nulla toglie al valore sportivo della gara, ma che ha lasciato un ulteriore segno in una stagione già durissima.
Come se non bastasse, piove sul bagnato per mister Mirko Savini: contro l’Avezzano mancheranno per squalifica Etchgoyen e Sardo, due pedine importanti in una rosa già fortemente rimaneggiata.
Per sperare nei play-out, la Fermana deve scavalcare l’Isernia e rientrare tra il 13° e il 16° posto. Ma attenzione: non è sufficiente entrare in quella fascia. È necessario che la distanza tra la 13ª e la 16ª posizione non superi i 7 punti. In altre parole, se la Fermana riuscisse a piazzarsi al 16° posto, dovrebbe assicurarsi che la 13ª non sia distante più di sette lunghezze, altrimenti i play-out non si disputerebbero e scatterebbe la retrocessione diretta, ovviamente a braccetto con penultima e ultima in classifica.
L’impresa è ardua. Nelle ultime dodici giornate sono arrivati solo nove punti: due vittorie consecutive contro Ancona e Atletico Ascoli, due pareggi contro Roma City e Sora. Il girone di ritorno, anziché segnare una svolta, ha finora aggravato le difficoltà emerse nella prima parte di stagione.
Nemmeno il mercato invernale è riuscito a colmare le lacune strutturali della squadra. De Silvestro ed Etchgoyen sono sicuramente elementi di qualità – soprattutto il primo, per curriculum e caratteristiche – ma il calcio resta un gioco collettivo. Inserire due buoni giocatori in un contesto che non funziona può migliorarne il rendimento solo fino a un certo punto. Dopo un buon avvio, anche loro sono stati inevitabilmente risucchiati nel grigiore generale. E forse, più che una questione di singoli, a mancare è stata una costruzione organica e coerente della rosa, che non ha mai dato l’impressione di essere realmente competitiva.
E allora, anche se la classifica racconta una verità cruda e l’impresa appare quasi impossibile, la Fermana ha il dovere – sportivo e morale – di provarci fino in fondo. Non solo per inseguire una salvezza che oggi sembra più un miraggio che un obiettivo concreto, ma per rispetto verso sé stessa, verso la città di Fermo e verso una tifoseria che, nonostante tutto, continua a stringersi attorno ai colori gialloblù.
Vincere domenica significherebbe ridare un senso alle ultime giornate di campionato, tenere accesa la fiammella dell’orgoglio e onorare la maglia fino all’ultimo minuto. In caso contrario, un altro risultato negativo rischierebbe di trasformare il finale di stagione in una passerella amara, giocata solo per onor di cronaca.
E questo, semplicemente, non può e non deve accadere. Fermo, la sua gente meritano ben altro
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