«La promozione più difficile da raggiungere è stata quella della stagione 2012/2013, perché non prendemmo soldi per sei mesi. Quella appena raggiunta è stata la più entusiasmante perché è arrivata in un momento difficile della mia carriera». Con queste parole, rilasciate al Corriere Adriatico, il tecnico Ottavio Palladini traccia il bilancio delle quattro promozioni ottenute con la Sambenedettese da allenatore (una dall'Eccellenza alla Serie D e tre dalla Serie D alla Serie C).
Interrogato sulla soddisfazione per la vittoria di questo campionato, Palladini non nasconde le sue emozioni: «Immensa, anche se devo dire che domenica scorsa, subito dopo la gara di Teramo, non me la sono goduta per il ricorso degli abruzzesi. La soddisfazione è doppia perché arrivata dopo l'inaspettata chiamata della scorsa estate di Massi, visto che navigavo nell'ombra dei campionati regionali. Ero consapevole delle responsabilità che andavo ad assumermi e alla fine, per come è andata, è stata la scelta giusta».
Il ritorno alla Samb ha rappresentato per il tecnico un mix di emozioni contrastanti: «Una cosa stupenda, ma al tempo stesso c'era la preoccupazione di non poter rispondere alle aspettative che c'erano e quindi le responsabilità erano tante. Ci siamo messi a lavorare con umiltà e a testa bassa. Con De Angelis c'è stata subito empatia e tutto è filato liscio. Non mi aspettavo di vincere il campionato con questo largo vantaggio, ma pensavo che potesse essere in bilico fino alla fine. Devo ringraziare i ragazzi e Massi che ha fatto un capolavoro nel riportare entusiasmo nella piazza».
L'inizio della stagione, tuttavia, non è stato dei più promettenti: «Le prime tre partite ci sono servite per capire che il modulo tattico, il 4-3-3, non era adatto alle nostre caratteristiche ed abbiamo scelto di far giocare Lonardo. Su di lui ci avevamo scommesso la scorsa estate perché aveva delle qualità».
Il mercato di gennaio ha portato alcuni cambiamenti, con la cessione di Lonardo all'Atalanta e l'arrivo di Sbaffo, che ha incontrato qualche difficoltà di adattamento: «Avevamo trovato gli assetti giusti, ma il ragazzo voleva fortemente andare via. Davanti a quelle cifre e al desiderio del ragazzo di fare il grande salto, non potevamo fare nulla». Su Sbaffo, Palladini chiarisce: «È stato condizionato dai problemi fisici, ma ci ha dato una mano. Lui sa benissimo che deve risolvere i suoi fastidi fisici, però sappiamo che non abbiamo visto il miglior Sbaffo. Non è colpa sua».
La svolta della stagione è arrivata con dieci vittorie consecutive, che hanno dato alla squadra la consapevolezza di poter puntare alla promozione: «Sì. Però dopo la vittoria di L'Aquila abbiamo palesato un po' di ansia e frenesia nel chiudere il campionato. Siamo stati poco lucidi. Inoltre ci sono stati anche infortuni importanti come quelli di Candellori e di Eusepi».
Alla domanda su cosa abbia di speciale per ottenere sempre buoni risultati a San Benedetto, il tecnico risponde con sincerità: «Me lo sono domandato tante volte. Credo di avere un particolare feeling e riesco a isolarmi e mantenermi lucido. San Benedetto mi porta a fare di più, ma devo tutto ai miei collaboratori».
L'affetto dei tifosi si è manifestato in modo particolare dopo la gara con il Termoli: «È una cosa indescrivibile. Come faccio a non ringraziarlo per quello che mi ha dato. La soddisfazione più grande è ricevere l'affetto della città».
Riguardo al futuro e alla possibilità di restare alla Samb anche nella prossima stagione, Palladini appare possibilista: «Ci sono i presupposti per andare avanti, anche perché non mi vedo lontano dalla Samb. Ma prima voglio parlare con la società per capire quello che bisogna fare, e la mia intenzione è di riflettere bene. La prossima settimana incontrerò Massi e De Angelis. Con loro e con lo staff c'è empatia».
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