Stefano Squitieri attacca Samake: «Ha tradito me e la mia famiglia»

17.06.2022 22:32 di  Redazione NotiziarioCalcio.com  Twitter:    vedi letture
Stefano Squitieri attacca Samake: «Ha tradito me e la mia famiglia»

L'ingaggio di Samake da parte dell'Arezzo continua a lasciare strascichi. Dopo l'annuncio della società toscana (CLICCA QUI), è arrivata la risposta del Licata (CLICCA QUI), ormai ex squadra del 23enne attaccante.

Oggi, ai microfoni di Notiziariocalcio.com, è la volta di Stefano Squitieri che, insieme a Valentino Viviani, gestisce l'Agenzia di consulenza e management sportivo SV Sport Management, che curava gli interesse di Boubacar Samake fino a pochissimi giorni fa. Ma c'è dell'altro in questo caso, un rapporto personale oltre che sportivo andato a finire male. Squitieri tiene innanzitutto a spiegare la storia dell'attaccante africano: «Lo seguiamo da quando in Eccellenza vinse il campionato col San Tommaso, in Campania. Successivamente ha fatto malissimo in D con gli irpini; lo abbiamo preso in gestione ufficialmente quando era al Cervinara, sempre in Eccellenza, prima di passare all'Ariano Irpino, quando giocava da esterno: lì mi imposi perché sapevo che lui era una prima punta. A Novembre 2020 il campionato si ferma causa covid, io avevo visto alcune sue partite e, insieme a Viviani, proponiamo Samake al Roccella del direttore Curtale, e sigla 7 gol in campionato».

Qui la storia passa sul personale: «A un certo punto, la comunità che lo ospitavanon gli aveva più riservato un posto per dormire, visto che aveva deciso di andare via per giocare a calcio. Ci riuniamo in famiglia e decidiamo di adottarlo, dandogli la residenza a casa nostra, vicino Agropoli. Ha vissuto casa mia, è stato come un fratello, ci sono foto sui social che testimoniano quanto fatto per lui».

Continua: «La scorsa estate inizia la preparazione all'Aversa. Non poteva restare a dormire lì, quindi mio padre tutte le mattine alle 5.30 lo accompagnava a prendere il treno per fargli fare allenamento. Purtroppo l'appartamento non arrivava, quindi decidiamo di portarlo al Licata: troviamo l'accordo grazie al presidente Massimino ed al direttore Martello, due persone squisite. Rispetto al progetto Roccella, qui la situazione era più strutturata; a Natale, dopo aver fatto 10 gol, torna a casa, passiamo le feste insieme e ci mostra gratitudine».

Qualche settimana fa, però, le cose cambiano: «Alla fine del campionato inizia ad avere un comportamento ambiguo: torna da Licata senza avvisarmi, prende da solo una casa ad Avellino e inizia a mercanteggiare con me e Valentino Viviani, dicendo che, chi gli avrebbe portato l'offerta più vantaggiosa, avrebbe avuto la sua firma. Noi gli abbiamo spiegato che questo non era un atteggiamento corretto dal punto di vista umano più che calcistico; avremmo dovuto parlare prima con il Licata, visto che per un anno lo hanno pagato, valorizzato ed ospitato. Proprio venerdì 17 avevamo un appuntamento per parlare con lui, avevamo proposte da squadre di Lega Pro e stavamo cercando squadre di A che avevano un posto da extracomunitario per poi girare il ragazzo in prestito in C».

Poi cos'è successo? «Samake in maniera molto scorretta e, mi dispiace dirlo, con un signore che segue il capitano del Licata, ha fatto qualcosa di umanamente brutto sia verso il Licata che nei confronti di chi l'ha lanciato. Lui era uno sconosciuto, io personalmente l'ho anche allenato in estate nei raduni che abbiamo organizzato; tanto fisico, ma tecnicamente e tatticamente non era valido, era un cane sciolto. La cosa più brutta è che si è rivelato una piccola persona, irriconoscente, che ci ha voltato le spalle per qualche euro in più. Ha tradito una famiglia italiana che gli ha dato disponibilità quando non era nessuno e quando la comunità l'aveva abbandonato».

L'attacco continua: «Il ragazzo si è reso protagonista di una "marchetta", non so se vale tutti quei soldi. Anche il Licata a mio avviso è stato danneggiato, non è stata rispettata la società. Se noi avessimo portato Samake da qualche parte, l'avremmo fatto dopo aver parlato col presidente Massimino, dopo il 30 giugno e, soprattutto, non vestito in quelle condizioni: sembrava un venditore ambulante».

Ora fari puntati decisamente sul procuratore che ha portato Samake all'Arezzo: «Dal punto di vista calcistico, non mi meraviglio che girino questi sciacalli: parliamo di ladri di galline, non hanno la capacità di scoprire un calciatore, si buttano su quello che ha fatto bene dopo che la gente ci ha lavorato, e poi non lo curano più. Purtroppo questa gente rovina la categoria: dovrebbero vergognarsi, fanno parte di quella parte di agenti che rovinano il calcio, i rapporti, che da anni marchiano questa professione che è bella; io conosco tantissime persone corrette e professionali, ma c'è chi ci rovina».

Ultima chiosa sulla sua famiglia: «La cosa che più mi rattrista è che siano stati coinvolti loro in questa storia: lui chiamava "mamma" mia madre e "papà" mio padre. Abbiamo fatto del bene a una persona ingrata, che si è dimostrata con scarsissimi valori e invito tutti a diffidarlo, perché il suo non è un modo corretto di comportarsi».