Taranto, si prova a credere in un miracolo

03.05.2016 22:00 di  Ermanno Marino   vedi letture
Fonte: quotidiano di puglia
Taranto, si prova a credere in un miracolo

 Resta in piedi un’utopia, quelle situazioni che non si verificano mai, ma che comunque esistono, lasciano un tarlo nella mente prima di dissolversi puntualmente al sole della realtà. Ecco la settimana che inizia per il Taranto rimanda a questa strana sensazione: la teoria dice che il distacco dalla Virtus è di 3 punti ad una giornata dal termine della stagione regolare e che quindi esiste l’opzione dell’aggancio e perciò dello spareggio per andare in Lega Pro; la pratica racconta che bisogna vincere in casa del Francavilla in Sinni (diretta concorrente per la seconda piazza) e che a Francavilla l’Isola Liri dovrebbe sbancare, facendo registrare qualcosa di totalmente imponderabile. Roba da romanzi d’appendice calcistica, che ovviamente tali restano. Piuttosto che ai sogni, il Taranto deve pensare al secondo posto, al dovere di conquistarlo, per orgoglio verso se stesso, verso i tifosi e verso quei play off che chissà, questa volta, non siano utili ed indispensabili per puntare dritto alla promozione d’ufficio tramite ripescaggio. Probabile che in queste ultime due giornate, Cazzarò tragga ispirazione per qualche cambiamento. Perché forse di un Taranto diverso nelle motivazioni e nelle energie c’è bisogno per un ulteriore colpo di coda, tenuto conto che nelle ultime 12 partite (con il ritorno in panca di Cazzarò) la squadra ha ottenuto 27 punti (media stratosferica di 2,25). Rifacimento difensivo –I passi falsi con Serpentara e Marcianise, che sono costati la vittoria del campionato, sembrano aver lasciato in dote un’indicazione chiara: ridisegnare la retroguardia. Questa volta le assenze, persistendo comunque quella dell’infortunato De Giorgi, non c’entrano nulla. Nel match col Pomigliano il tecnico tarantino ha lanciato messaggi evidenti: fuori Ibojo, confermato il baby Russo (classe ’98), Marsili arretrato sulla linea dei centrali (e il più reattivo Mbida riportato a metà campo) e Pambianchi fiduciato, sia pure fino all’infortunio. Non solo: a destra cambia l’esterno di riferimento, non più Nosa ma Guardiglio, cioè quello che sta meglio fisicamente e che ha più esperienza del primo. Trattasi di rivoluzione, di scelte nuove, non di modulo ma di interpreti, in ogni caso pur sempre di cambiamento radicale. Che, per
esempio nell’allocazione degli under, consente di giocare con un attacco tutto over e, in caso di emergenza, far ruotare i centrocampisti come Chiavazzo pure nella veste di difensore. Non è detto che Cazzarò torni sui propri passi, ma la volontà di cambiare gerarchie e assetti difensivi appare netta. Ciò significa che non ci sono più titolari fissi e riserve di prima scelta, ma che tutti sono sulla corda per l’ultima di campionato come pure per i play off. Attacco a strappi – Se l’intento, aggiustando la difesa, è quello di subire poco nelle due (massimo tre) partite che rimangono, spareggi inclusi, il Taranto di fine torneo sembra giocare a strappi in avanti. Nel senso che gli attaccanti (Genchi a parte) si accendono ad intermittenza. Alvino (doti tecniche indubbie) ha ribaltato l’esito della contesa contro il Pomigliano, ma aveva proposto pochissimo nel primo tempo. Pochi sussulti anche per Siclari; solite scorribande per Ancora, l’uomo da partita in corsa. Gaetano sta rifiatando, Scalzone rimane un panchinaro, Yeboah non è più nelle scelte da mesi ormai. Anche sul fronte offensivo, allora, qualche accorgimento potrebbe cambiare. Si vedrà. Nel frattempo se domenica non perde, il Taranto dovrà constatare il suo secondo posto per la terza volta consecutiva: quasi un record, purtroppo.