All'indomani dell'avvicendamento in panchina tra Viali e Dionigi, il numero uno del club granata Carmelo Salerno ha affrontato diverse questioni scottanti, dal mercato alla gestione dello stadio, lanciando un appello all'unità.
In un momento particolarmente delicato per la Reggiana, il presidente Carmelo Salerno ha voluto fare il punto della situazione dopo l'esonero di William Viali e l'arrivo in panchina di Davide Dionigi. Un'intervista a tutto campo in cui il massimo dirigente granata ha toccato vari temi, dalle scelte tecniche alla spinosa questione dello stadio, non risparmiando una critica all'ambiente cittadino, a suo dire troppo incline al pessimismo.
Le scelte tecniche e il caso Viali
Interrogato sul perché la società non abbia preso provvedimenti immediati dopo la sconfitta di Cosenza, Salerno ha ammesso: «È possibile che abbiamo commesso un errore. Chi deve prendere decisioni talvolta sbaglia. Abbiamo optato per la continuità, concedendo un'altra chance a Viali. Avevamo disputato una partita solo quattro giorni prima, non due mesi prima. Ora dobbiamo guardare avanti e concentrarci su ciò che accadrà da venerdì in poi. La decisione di non cambiare prima è stata esclusivamente nostra, non c'entrano né i soci né la società. Abbiamo fatto una valutazione che poteva essere sbagliata, ma abbiamo deciso così».
L'operazione Destro e il mercato di gennaio
Salerno ha poi voluto chiarire la vicenda relativa all'ingaggio di Mattia Destro, finito nel mirino della critica: «Ho letto commenti gratuiti su questa operazione. Destro era stato richiesto già due anni fa da Roberto Goretti, poi nuovamente a giugno e a gennaio, ma preferiva la Serie A. Quando l'ho contattato, mi ha espresso il desiderio di raggiungere quota cento gol in carriera e ci ha chiesto aiuto per questo traguardo. Noi abbiamo accettato. Non è vero che non l'abbiamo ingaggiato prima per questioni economiche. Il club con cui era in trattativa lo ha liberato a due ore dalla chiusura del mercato degli svincolati e nel tardo pomeriggio ha dato la sua disponibilità. In 20 minuti abbiamo concluso tutto».
A chi gli chiedeva se a gennaio la società avesse le risorse per intervenire sul mercato, il presidente ha risposto senza mezzi termini: «Questa è la stagione in cui il club ha investito di più degli ultimi sei anni. Il problema non erano le risorse economiche, ma la disponibilità degli attaccanti. Chi poteva fare la differenza ha rifiutato e chi era sul mercato non offriva garanzie superiori a Vido. La nostra rosa è adeguata per l'obiettivo che ci siamo prefissati. La sconfitta di Cosenza è stata indecorosa, ma non dipendeva dalla mancanza di un attaccante. Lo ribadisco, Destro voleva la Serie A e a gennaio ci ha detto no».
La questione dello stadio: un nodo cruciale
Particolarmente sentito l'intervento di Salerno sulla questione dell'inversione delle curve non concessa in occasione del derby con il Sassuolo: «Ho sentito e letto molte inesattezze. Si è detto che non abbiamo difeso i nostri tifosi, ma non è così. In quella settimana non ho potuto rilasciare dichiarazioni: ci era stato chiesto di diffondere un comunicato conciliante perché ogni parola fuori posto avrebbe potuto causare problemi in città. Grazie a quel comunicato, sono riuscito a farmi ricevere dalle istituzioni. Ho fatto tutto il possibile per ottenere l'inversione della curva, incontrando rappresentanti istituzionali a Reggio, Sassuolo, Milano e Roma. Non ci siamo riusciti, ma nemmeno il Questore, il Prefetto, il Sindaco e il Consiglio Comunale. Se durante la protesta fosse accaduto qualcosa, ogni parola fuori luogo sarebbe stata strumentalizzata. Ma io condivido il pensiero dei tifosi, e non dubitavo della loro correttezza: ho dato il massimo per la Reggiana e continuerò a farlo. I nostri sostenitori ci garantiscono dei punti e li difenderò sempre, non accetto che il club venga accusato del contrario».
Salerno ha poi affrontato il tema cruciale dello stadio per il futuro della società: «Sì, rappresenta un problema, e per questo motivo al termine della stagione chiederò all'Amministrazione Comunale una convenzione pluriennale, considerato che attualmente non esiste. Non è accettabile che ogni anno dobbiamo negoziare con soggetti privati per utilizzare l'impianto, passaggio necessario per l'iscrizione al campionato. Su cento club professionistici, siamo gli unici in questa situazione. L'Amministrazione deve garantirci una sede stabile, come fa con tutte le discipline sportive della città. Se la struttura attuale non è adeguata, troveremo un'alternativa, ma non possiamo proseguire in queste condizioni. La Reggiana è un patrimonio pubblico e deve avere certezze sul proprio futuro. Paradossalmente, se la proprietà decidesse improvvisamente di ritirarsi, non potremmo iscriverci al campionato. Nella convenzione pluriennale richiederemo due elementi irrinunciabili: la nostra curva e un canone d'affitto equo. Sono fiducioso che questa problematica sarà risolta, come lo ero in precedenza riguardo ai campi di Via Agosti».
Alla domanda sul perché si sia arrivati a questa situazione e se la volontà di un singolo possa condizionare tutto, il presidente ha risposto: «Nella propria casa ognuno fa ciò che ritiene opportuno, questo è il concetto di base. La Mapei tutela i propri interessi e lo fa efficacemente. Se in futuro il Sassuolo cedesse a un terzo soggetto, quest'ultimo potrebbe decidere chi far giocare nell'impianto. Ecco perché la questione deve essere gestita dall'Amministrazione Comunale. Non intendo più trattare con privati per lo stadio, voglio la garanzia di poter iscrivere la squadra al campionato senza problematiche».
Salerno non ha risparmiato critiche all'Amministrazione Comunale: «Sì, questo problema andava affrontato dodici anni fa. Ora ci troviamo a dover gestire una situazione complessa, con tensioni e malcontento. Quando abbiamo diffuso il comunicato conciliante, è stato su sollecitazione delle istituzioni, per evitare che la situazione degenerasse».
Tempistiche e decisioni societarie
Sulla tempistica dell'avvicendamento in panchina, Salerno ha spiegato: «La decisione è stata presa sabato sera dopo lunghe riflessioni, ma non potevamo contattare Amadei alle 22:30. Dovevamo condividere il pensiero con l'azionista di maggioranza e valutare attentamente ogni aspetto. Abbiamo discusso anche sull'opportunità di mandare l'allenatore e i giocatori in conferenza stampa, e alla fine abbiamo deciso di procedere in tal senso».
A chi gli faceva notare che molti ritengono che la società abbia agito in ritardo, sia per Destro che per il cambio di allenatore, il presidente ha replicato: «Accetto le critiche, perché anche noi commettiamo errori. Tuttavia c'è un aspetto che voglio evidenziare: il disfattismo che percepisco in città. Mi sembra che l'atmosfera a Reggio Emilia sia ormai caratterizzata da un clima di pessimismo e vittimismo. Ho sentito accuse infondate, come quella secondo cui la società non rappresenterebbe più i tifosi o sarebbe assente. Ma noi siamo gli stessi che hanno rilevato la Reggiana dalla Serie D, portandola a giocare a Parma, a vincere a Marassi, a Palermo, a Bari. E ora ci accusano di essere assenti? Noi non siamo molto loquaci, ma desideriamo il bene della Reggiana, almeno quanto voi. Abbiamo investito milioni di euro e, talvolta, non riesco a dormire la notte. Ricordo quando abbiamo acquisito la Reggiana, che si allenava su sette campi diversi, e l'abbiamo trasferita in un centro sportivo che tra qualche anno sarà tra i più belli d'Italia. Non è disimpegno, è passione. Quest'anno investiamo la cifra più elevata degli ultimi sei anni, eppure continuo a sentire che siamo disimpegnati. Ma disimpegnati su cosa?».
Un appello all'unità
Il presidente ha concluso con un appello alla città: «Ora è arrivata la primavera, portatrice di speranza. È come un nuovo inizio, e con il nuovo tecnico dobbiamo dissipare queste nubi di pessimismo. Dobbiamo essere orgogliosi di affrontare la Sampdoria e non il Sassomarconi, per il semplice fatto che ogni sabato ci confrontiamo con una squadra di Serie B, non con formazioni di Serie D. Bisogna essere fieri di avere una società che, pur commettendo errori, agisce per passione. Sapete perché sottolineo questo? Perché cadere è facile, ma rialzarsi richiede anni. Dobbiamo essere uniti. Non lo dico per luoghi comuni, ma per spirito di squadra. Solo insieme possiamo farcela. Riempire lo stadio e trasmettere energia positiva alla squadra, all'allenatore e all'intera città. Da soli non otterremo nulla».
Autore: Redazione Notiziario del Calcio / Twitter: @NotiziarioC
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