Tolentino, Mosconi: «Tutti devono fare i conti con noi. Qui facciamo un calcio pulito. Vastese? Dobbiamo andare oltre i nostri limiti»

26.03.2022 00:00 di  Marco Pompeo  Twitter:    vedi letture
Tolentino, Mosconi: «Tutti devono fare i conti con noi. Qui facciamo un calcio pulito. Vastese? Dobbiamo andare oltre i nostri limiti»

Se c'è una una squadra in Serie D che è la trasposizione esatta del proprio allenatore in campo, questa è il Tolentino. I principi di gioco ed il carattere dei cremisi sono infatti la migliore rappresentazione del tecnico Andrea Mosconi.

Merito determinante quello del club che da anni programma nel vero senso della parola e non, come spesso si fa nel calcio, abusando impunemente di tale parola a fini quasi propagandistici. Invece, il Tolentino è sempre stato vicino al proprio allenatore nel bene e, soprattutto, nel male. Quando, cioè, le cose non andavano come ci si aspettava. In quelle situazioni dove solitamente l'allenatore diventa facile capro espiatorio. 

Mosconi guida i ragazzi cremisi dalla stagione 2017-2018 e l'attuale campionato è il coronamento di tutto questo lavoro. Il Tolentino è attualmente terzo in classifica, a due punti dal secondo posto occupato dal Trastevere ed a dodici dalla capolista Recanatese che però ha anche una partita in più. A completare il quadro che evidenzia lo straordinario lavoro di allenatore, squadra e società anche il merito di fare un campionato con un budget decisamente parsimonioso rispetto a tutte le altre competitor e con tantissimi giovani in rosa. Non è un caso se attualmente il Tolentino è prima in Italia in Serie D per utilizzo dei giovani nella speciale graduatoria stilata dalla Lega Nazionale Dilettanti e denominata "Giovani 'D' Valore".

È tempo di scendere di nuovo in campo per l'anticipo contro la Vastese una gara che potrebbe valere il secondo posto, naturalmente Trastevere permettendo.

Proiettiamoci sulla gara di anticipo. Anche la Vastese ha alcuni elementi che giocano insieme da qualche anno ed è squadra ostica da affrontare. Cosa dovranno fare i suoi ragazzi per venire a capo di questa sfida?
«È una squadra più esperta di noi, una squadra forte, importante. Un squadra che ha il reparto offensivo tra i più forti della categoria e con uno degli allenatori più preparati. Noi dobbiamo andare oltre i nostri limiti. Dobbiamo fare una partita veloce, aggressiva e dobbiamo tenere i ritmi alti perché è la nostra forza. Loro, rispetto a noi, palleggiano, palla addosso. Non si tratta di psicologia ma per noi è una partita fondamentale».

Lei ha la fortuna di lavorare da tempo in una società che permette di programmare. Possiamo dire che dal punto di vista tecnico questa avventura stagionale è la somma di tutto il lavoro svolto in questi anni? E quanto sente sua questa squadra?
«La sento tanto mia come principi ed idea di gioca. Quest'anno è l'esaltazione di questi cinque anni di mia gestione fatti di pane duro, sacrifici e allenamenti pesanti. Tutto questo grazie ai miei ragazzi che mi supportano e mi seguono in tutto. Con quelli della vecchia guardia, che sono con me praticamente dall'inizio, quattro-cinque anni, ci capiamo ormai con uno sguardo. Questo gruppo ha una grande cultura del lavoro. Accettano il lavoro nostro massacrante, un lavoro importante. Quest'anno raccogliamo i frutti perché questo è un gruppo che nel tempo è migliorato, è cresciuto. Noi abbiamo al campo di allenamento un cartello con una scritta che recita "Qui non si parla, si corre". E questa è la forza nostra e stiamo raccogliendo i frutti di tutto quanto questo lavoro. Io sono grato alla società ed al direttore sportivo Crocetti che nei momenti cruciali mi hanno sempre dimostrato fiducia e dopo siamo sempre partiti a bomba. Se non ci interrompevano, due anni fa le avremmo vinte tutte. Dobbiamo continuare così, testa bassa, lavorare con umiltà. Tutti devono fare i conti con noi, le nostre armi sono queste: lavoro, sacrificio e sudore».

Il Tolentino è una società che farebbe invidia, come organizzazione, anche a diversi club professionistici...
«Si, concordo. Come strutture ed organizzazione societaria noi siamo da Serie C. Noi facciamo un calcio pulito, niente giocatori che portano soldi. La società stabilisce un budget e si cerca di rispettarlo. Quest'anno l'obiettivo era la salvezza, la valorizzazione dei giovani e cercare di ridurre un po' il budget e ci siamo riusciti grazie ai tanti ragazzi del nostro vivaio. Poche squadre mettono in campo i 2004, molte squadre li portano in panchina per fare numero. Noi invece ci crediamo e li facciamo giocare. I giovani del nostro vivaio rappresentano per noi un valore aggiunto. La società mi chiede questo, mettermi a disposizione di questi ragazzi e cercare di migliorarli. Siamo primi a livello nazionale in Serie D per la valorizzazione dei giovani. Di solito le squadre che sono in questa graduatoria sono sul fondo delle classifiche dei loro gironi e spesso retrocedono. Noi invece siamo ai vertici del nostro girone e valorizziamo i giovani. E questo deve essere un vanto».

Non vi ponete limiti insomma.
«No, non dobbiamo porci limiti perché lo dice il campo. Noi contro le squadre di alta classifica le abbiamo battute tutte, la Recanatese che è in fuga contro di noi ha perso (0-4, ndr) e pareggiato. Questo deve farci capire che pure noi abbiamo qualcosa di importante. Purtroppo abbiamo perso qualche punto strada facendo ma fa parte del percorso di crescita. Alla fine tireremo le somme, ma tutti devono fare i conti con noi a livello di intensità e di corsa. Se sono più bravi lo dovranno dimostrare, dovranno sputare l'anima. Sicuramente noi non molliamo un centimetro».

La scorsa estate avete perso due pedine importanti come Labriola e Ruggeri, nonostante questo avete lavorato, abbassato ancora l'età media ed avete migliorato il risultato sportivo. Lei si aspettava a questo punto della stagione di essere sul podio del girone F?
«Era una speranza. Anche perché in campo non vanno i soldi ma la voglia di giocare e di fare sacrifici. Da questo punto di vista noi abbiamo una marcia in più perché i miei ragazzi sono appena all'inizio delle loro carriere. Dopo non conta quanto guadagni. I miei guadagno magari meno ma hanno un valore umano immenso. Il martedì fanno un lavoro massacrante che magari un giocatore importante non farebbe e questo fa la differenza. Per questi ragazzi giocare la domenica la partita deve essere un sogno, devono fare ogni allenamento come fosse l'ultimo. Solo così si da il cento percento. Bisogna avere rispetto di tutti ma non aver paura di niente e nessuno. Deve essere anzi uno stimolo affrontare squadre importanti e blasonate».

E chissà che se non ci fossero più club come il Tolentino... l'Italia sarebbe ai prossimi mondiali...
«A me piace calcio verticale, aggressione, grinta e fango. Noi dobbiamo attaccare lo spazio, arriva in porta con pochi tocchi. L'Italia contro la Macedonia è sembrata avere la pancia piena. Noi non siamo così. Io quando vedo un passaggio indietro mi viene l'orticaria. Io vengo dal calcio di strada, quello con i rimbalzi sui muri, quattro contro quattro, cinque contro cinque. E non te lo insegna nessuno. Quello è il mio calcio ed è quello che porterò avanti finché ne avrò la forza e dove troverò progetti seri dove ci saranno giocatori che lottano, che hanno fame e voglia di stare in testa al gruppo. Non gente che ha la pancia piena e che vuole portare a casa lo stipendio. Io voglio una squadra di sognatori e si sogna soltanto se si corre e si lavora bene».

In chiusura. L'attuale classifica del girone "F", rispecchia i veri valori delle singole squadre?
«È veritiera al novanta percento. L'unico valore a non essere rispecchiato è quello della Sambenedettese che è una grossa squadra però ha tutte le attenuanti del caso per la sua classifica essendo partiti in ritardo non è facile. La Recanatese ha usufruito di un campionato equilibrato, sfruttando questo vantaggio soprattutto nel girone di andata e sono stati bravi a farlo. Noi purtroppo abbiamo perso, tre-quattro partite per uno a zero per via di rigori inesistenti e questa è la differenza tra noi e loro. Oltre ad una rosa più ampia. Però io non invidio nulla a nessuno. Preferisco allenare il mio Tolentino, con qualche elemento in meno ma con gente che corre a tremila».

Anche in ottica play-off questo Tolentino insomma venderà cara la pelle.
«Sicuramente. Noi siamo umili ma affamati, per noi i play-off sarebbero un sogno, come vincere uno scudetto. Abbiamo voglia e ce la metteremo tutta fino alla fine».