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Padova, capitan Cunico: "Questa è la piazza più calda in cui ho giocato"

di Ermanno Marino
Fonte: il mattino di padova

In un collettivo che si sta dimostrando serio, compatto ed affidabile, c’è un giocatore che spicca sugli altri. È decisivo, è il capitano, è l’uomo di maggior classe. Marco Cunico, 9 gol in 14 partite giocate, vive una seconda giovinezza. Leader e capocannoniere del Padova primo in classifica nel girone C di serie D, a 36 anni il fantasista di Thiene si sente rinato. Dopo essere passato nel giro di pochi mesi dalla stagione peggiore della carriera, con il Marano, ad una delle più esaltanti. Cunico, cos’è cambiato? "La scorsa stagione mi ero espresso male e così a fine anno mi sono interrogato a lungo. Mi sono posto tante domande e, appena è capitata l’occasione di venire a Padova, l’ho colta al volo. Avevo bisogno di qualcosa di grande e stimolante. Avevo bisogno forse anche delle responsabilità che mi sono state date qui. Non era ancora arrivato il momento di fare brutte figure, mi sono gettato corpo e anima in questo progetto, consapevole che le cose possono cambiare in un attimo. Da male in bene e viceversa". Responsabilità che Parlato le ha subito affidato, consegnandole la fascia di capitano. "Un indice di ulteriore stima, che permette di restare concentrati ancora di più. Tra virgolette ci sono anche abituato, a Portogruaro ho indossato la fascia a 25 anni". Era dalla stagione 2003/04, con il Portogruaro in D, che non segnava così tanto. Ci avrebbe mai scommesso? "No, anche perché ad inizio stagione mi muovevo davanti alla difesa. Poi il mister ha visto che il gioco era un po’ ingolfato, sono cambiate alcune cose e sono tornato a giostrare dietro le punte. Sono sempre stato un “numero 10”, ma non ho mai cercato con insistenza in questa stagione la rete. E anche per questo sono felice".

Parlato è stato decisivo pure nel momento più delicato della sua stagione, dopo i due rigori consecutivi sbagliati. "Sì, perché non mi ha detto nulla. Anche una frase del tipo: “Te la senti di tirare ancora?”, mi avrebbe potuto mettere più pensieri in testa. È andato avanti per la sua strada e questo mi ha aiutato molto". Se avesse segnato quei due rigori, sarebbe capocannoniere del girone assieme a Corbanese del Belluno. Ci pensa? "No, e non mi interessa quel primato. Ho sempre giocato per far segnare gli altri, per cui mi auguro che il titolo possa andare a Ferretti. “El Rulo” sta recuperando e spero torni presto a segnare". Il gol a cui è più affezionato? "Forse il secondo contro il Legnago, non tanto per la sua fattura, quanto perché l’ho realizzato nella porta davanti alla “Fattori” e mi ha permesso di correre sotto gli ultras, assieme ai compagni, per esultare. Avevo segnato in quella porta anche contro il Mori, ma era stata una punizione deviata. Ci tenevo a festeggiare sotto la curva. Padova è la piazza più calda in cui ho giocato. Qualcuno, arrivato ad una certa età, preferisce scegliere squadre più tranquille. Io, invece, ho sempre bisogno di stimoli ed emozioni. Non potevo fare scelta migliore quest’estate". La sfida all’Altovicentino è sempre più vicina. Quanto sente questa rivalità? "Non ci penso. Sono concentrato solo sul Ripa La Fenadora per raggiungere il nostro obiettivo, cogliere sei punti prima di Natale. Attenzione ai bellunesi, hanno dimostrato di essere temibili. Poi potremmo concentrarci sull’Altovicentino, ma il 4 gennaio non sarà una gara decisiva". In una vecchia intervista, sua moglie Martina (che gli ha dato due figli, Mia di due anni e mezzo e Matias di cinque mesi) ha dichiarato che lei, una volta appese le scarpe al chiodo, potrebbe andare a lavorare nella serigrafia gestita proprio dalla consorte. Ci sta già pensando? (ride) "No, non ancora. Per me il futuro è solo maggio 2015. Penso a quello, il resto è ancora troppo lontano".


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