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ESCLUSIVA - Petrone: che fascino il calcio internazionale

di Titti Acone

La settimana prossima Mario Petrone festeggerà le quarantanove candeline, con già ventitré stagioni da allenatore. Diverse offerte in Italia, ma un altro contratto ‘importante’ economicamente, offerto sia dal Qatar che dall'Indonesia, come ha confidato in esclusiva alla redazione di www.notiziariocalcio.com.

“Si è vero – esordisce Petrone – sono stato in Svizzera col mio entourage proprio in questi giorni, per conoscere le proprietà di alcune squadra internazionali e definire i dettagli dell’eventuale accordo. C’è un’offerta dal Qatar, forse la più importante dal punto di vista economico, una dall’Indonesia nella Lega più importante, ma ho parlato anche con una squadra svizzera e una spagnola. Mi affascina il calcio internazionale, sto imparando e osservando tante cose, rispetto al bagaglio di esperienza fatto in Italia”.

Si, in effetti il curriculum di Petrone è importante. Ultime due stagioni in Honduras, con il Real Sociedad de Ticoa (Liga Nacional, equivalente della nostra serie A) e in Ecuador, con il Santa Rita di Esmeraldas, 2^ categoria, ovvero la serie B ‘tricolore’.

“Tutto giusto  – continua l’allenatore –, però con la pandemia, le difficoltà logistiche fra voli e rientri, quarantene e ora anche il conflitto in Ucraina è sempre più complicato raggiungere la famiglia in Sardegna, ad Olbia in particolare, per stare vicino a mia figlia Yvonne e mia moglie Sonia”.

Una carriera da giramondo per il tecnico nativo di Napoli, partito dalle isole, prima Capri (1999-2001) e poi la Sardegna, col Calangianus (2001-02) dove vince l’Eccellenza per andare in D, la conferma (2002-03) in D, passando per  Tempio (2003-04) sempre nella Lega Nazionale Dilettanti. Un’esperienza (2004-05) all’estero a Malta con un sesto posto in Premier League e una finale nella Coppa di Lega con il St. Joseph. Rientro trionfale in Italia: campionato vinto a Nuoro in D (2005-06), playoff l’anno dopo (2006-07) in C2 sempre in Sardegna, poi promozione col Lumezzane dalla C2 alla C1 (2007-08) e l’approdo a San Marino (2008-10). Parentesi a Sanluri (2010-11), dove in D, prende la squadra all’ultimo posto e la porta al secondo, sfiorando la promozione. Ritorno nella Repubblica del Titano (2011-13),  prima con i playoff e poi con un’altra promozione dalla serie C2 alla C1. Ancora una stagione trionfale con promozione dalla C2 alla C1, più Coppa Italia e Supercoppa a Bassano del Grappa (2013-14) con la Virtus del gruppo di Renzo Rosso. Passaggio (2014-15) ad Ascoli, dove raggiunge la B, partendo dalla C1 e resta, come da contratto triennale fino al 2017, nonostante l’esonero. A  marzo 2018 viene chiamato dall’AC Pisa per provare a vincere il campionato  nonostante una classifica deludente e per poco il mister con cinque vittorie consecutive sfiora l’ennesimo miracolo, arrivando allo spareggio alla penultima giornata nel derby contro il Livorno a giocarsi la promozione diretta. Nella stagione successiva (2018-19) arriva al capezzale del Rimini per provare a salvare la squadra romagnola da una stagione deludente. Miracolo che riesce nei playout, grazie a un eccellente cammino negli ultimi tre mesi e allo spareggio con la Virtus Verona. Confermato (2019-20) per la stagione successiva a furor di popolo, deve assistere al passaggio della proprietà, con una conseguente scelta diversa in panchina. Deluso da tale situazione, l’allenatore accetta la proposta del direttore Gianluca Arnuzzo, operativo nel continente americano, approdando (2019-20) nella 2^ categoria in Ecuador (equivalente della serie B in Italia) dove fa bene con il S.Rita Esmeraldas, tanto da essere contattato dalla federazione locale, per l’apertura di un centro tecnico. La pandemia e le difficoltà logistico-operative non favoriscono il decollo dell’iniziativa, ma gli ottimi risultati attirano l’attenzione (2021) del Real Sociedad de Tocoa in Honduras, partecipante alla Liga Nacional (ndr. equivalente della nostra serie A). Anche qui salvezza raggiunta nel campionato di ‘clausura’, ma la lontananza dalla famiglia e dall’Italia, lo hanno convinto a un rientro.

Mister, un cammino impressionante, diversi campionati vinti e un’eccellente esperienza internazionale.

“Si, ma serve a poco – sorride al telefono Petrone – perché, come nella vita, bisogna saper ripartire. Mi è dispiaciuto spesso far bene e dover ricominciare”.

Quali differenze fra il calcio nostrano e quello internazionale?

“La fame  dei giocatori in America – prosegue l’allenatore – e la struttura fisica dei calciatori. In Ecuador, dove ho allenato, c’è la regione di Esmeraldas, che occupa la superficie della Calabria, ma fornisce più del 30% dei convocati delle compagini nazionali. E’ la zona dove è nato Caicedo. Ragazzi e giocatori dalle caratteristiche fisiche impressionanti. Per uno come me, al quale piace ‘aggredire’ gli avversari, è stato un divertimento. In Honduras stessa musica, ma con un calcio anche tatticamente evoluto, trattandosi di Liga e quindi di massima serie nazionale”.

Ora il rientro in Italia.

“Le prime settimane del 2022 ho visto qualche partita di serie A e B, oltre ad assistere a qualche allenamento dei miei colleghi, che gentilmente mi hanno ospitato. Poi, per comprendere meglio il nostro mondo dei prof, ho assistito a qualche partita della serie C, sia ne girone A che del B e C”.

Cosa ha trovato o rivisto?

“La pandemia e ora la guerra non aiutano. Si sente la difficoltà, per tutti, di uscire da un triennio complicato. Difficile fare calcio per le proprietà, tanto che, come nel resto del mondo, ci sono investitori stranieri e fondi di private equity che hanno maggiore liquidità, per fare impresa e quindi calcio. Ma in Italia ci sono tante idee, un settore tecnico, che grazie a Coverciano continua a mietere consensi e successi nel mondo. Secondo me, si dovrebbe puntare più sulla tecnica e sul gesto del singolo, sulla giocata, come ci ha insegnato la nazionale all’Europeo. Forse un po’ meno tattica, specie per i più giovani, non guasterebbe. Guardando alle posture, a come si sta in campo, al gesto tecnico, ritrovando vecchie e sane abitudini”.

E’ rimasto un allenatore di temperamento; si raccontano di memorabili litigate e di spogliatoi impraticabili dopo le sue sfuriate. Tanto che in Honduras è stato ribattezzato ‘El Gigante de Aguan’.

“Gli anni passano per tutti. Ora cerco di fare il ‘padre di famiglia’, forte di quello che sto imparando da mia figlia, che ora ha 17 anni. Certo, anche in America se le cose andavano male, ho preferito ‘farmi sentire’,  dire le cose in faccia, di pancia, senza pensarci. I giornalisti ci hanno ‘ricamato’ e da qui è partito il soprannome. Poi nessun rancore e più forti di prima”.

Novità per il futuro prossimo?

“Mi sento con qualche direttore in America, specie nella parte sud, ma anche al centro e al nord. Può darsi che con l’approdo di Insigne in Canada, ci sia bisogno di qualcuno che parli il ‘napoletano’ nel continente. A parte gli scherzi, ora devo stare vicino alla mia famiglia e all’associazione che abbiamo a Olbia. La quale grazie al contributo della Fondazione di Sardegna, sta facendo passi da gigante nel campo dell’inclusione sociale, per tanti bambini, ragazzi e adulti, diversamente abili. Anche qualche presidente del nostro calcio ci è stato vicino.  Aspetto e spero in qualche chiamata”.


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