Il tempo scorre inesorabile e le speranze di vedere la Triestina iscritta al prossimo campionato professionistico si assottigliano drammaticamente. Secondo quanto riportato da Trivenetogoal, la situazione finanziaria del club giuliano è ormai compromessa oltre ogni possibile recupero, con scenari che dipingono un quadro fosco per il futuro del calcio a Trieste.
La realtà dei numeri è impietosa: le casse societarie sono completamente svuotate e il fabbisogno economico per il risanamento ammonta a 6,5 milioni di euro. Questa cifra astronomica rappresenta l'ammontare necessario non solo per sistemare i debiti accumulati, ma anche per garantire l'iscrizione della squadra al campionato entrante. Come se non bastasse, il club dovrebbe affrontare la nuova stagione con una penalizzazione di 9 punti già sul groppone, una zavorra che renderebbe ancora più ardua la permanenza nel calcio che conta.
La combinazione di questi fattori ha portato praticamente tutti gli esperti del settore a considerare inevitabile l'uscita della Triestina dal panorama professionistico. Una prospettiva che fino a pochi mesi fa sembrava impensabile per una piazza dalla tradizione calcistica consolidata.
In questo scenario apocalittico, tuttavia, potrebbe materializzarsi un'opportunità di rilancio proveniente da una direzione inaspettata. I fratelli Vincenzo e Gianluca Zanutta, proprietari del Cjarlins Muzane che compete attualmente nel campionato di Serie D, rappresentano forse l'unica possibilità concreta di mantenere vivo il calcio triestino ad alti livelli.
La famiglia Zanutta non è nuova a questo tipo di valutazioni: negli ultimi mesi le è stato proposto ripetutamente l'acquisizione del club alabardato. Tuttavia, le attuali condizioni economiche e sportive rendono impossibile qualsiasi intervento diretto di salvataggio. L'unica strada percorribile sarebbe una ripartenza completamente ex novo.
Le opzioni sul tavolo sono essenzialmente due, entrambe complesse e piene di insidie. La prima prevede la costituzione di una società completamente nuova che dovrebbe ricominciare dall'Eccellenza regionale. Questa soluzione, tuttavia, presenta ostacoli pressoché insormontabili legati principalmente ai tempi di realizzazione, troppo ristretti per essere compatibili con le scadenze federali.
La seconda alternativa, più articolata ma potenzialmente più efficace, contempla il trasferimento del titolo sportivo del Cjarlins Muzane da Carlino a Trieste. Questa operazione comporterebbe necessariamente un cambio di denominazione sociale e consentirebbe di disputare immediatamente un campionato di Serie D, evitando così la retrocessione forzata nelle categorie inferiori.
La manovra allo studio presenta numerose complicazioni, tanto dal punto di vista burocratico quanto da quello federale. Il principale ostacolo risiede nel fatto che le due società appartengono a province differenti all'interno della medesima regione, una circostanza che attiva protocolli molto rigidi da parte della Federazione Italiana Giuoco Calcio.
Qualora questa soluzione dovesse andare in porto, il Cjarlins assumerebbe la denominazione "Trieste" o comunque un nome che richiami la tradizione alabardata. L'obiettivo finale sarebbe quello di recuperare, dopo un anno di transizione, la storica denominazione "Triestina", carica di significato e tradizione per tutti gli appassionati giuliani.
Dietro le quinte, l'amministrazione comunale guidata dal sindaco Roberto Dipiazza sta seguendo con estrema attenzione l'evolversi della situazione. Il monitoraggio avviene nel massimo riserbo ma con grande determinazione, nella consapevolezza che il futuro calcistico della città dipende da decisioni che devono essere prese in tempi rapidissimi.
Le istituzioni locali sono perfettamente consapevoli dell'importanza che il calcio riveste per l'identità cittadina e stanno lavorando sottotraccia per garantire che Trieste non rimanga priva di una rappresentanza calcistica degna della sua storia.
È fondamentale sottolineare che tutte le ipotesi attualmente in discussione rimangono allo stadio di puro studio. Nessuna decisione definitiva è stata ancora presa e gli sviluppi potrebbero cambiare radicalmente nel giro di poche ore. Tuttavia, il fermento che si registra negli ambienti calcistici locali testimonia la volontà di non arrendersi di fronte a quella che potrebbe essere l'ennesima tragedia sportiva per la città.
La situazione che sta vivendo la Triestina si inserisce purtroppo in un contesto più ampio di instabilità che caratterizza da anni il calcio giuliano. Non si tratta del primo fallimento che colpisce la piazza, ma di un episodio che si aggiunge a una lunga serie di difficoltà che hanno segnato la storia recente del club.
Questo ennesimo tracollo rappresenta un caos senza precedenti che torna a manifestarsi in una realtà già provata da delusioni e false ripartenze. La sensazione è quella di assistere a un dejà-vu che i tifosi triestini speravano di non dover più rivivere.
Mentre i giorni passano e le scadenze si avvicinano, la pressione aumenta esponenzialmente. Le tempistiche federali non concedono margini di manovra e ogni decisione rimandata rischia di compromettere definitivamente le già esigue possibilità di salvezza.
Il calcio triestino si trova di fronte a un bivio cruciale: da una parte il baratro dell'irrilevanza sportiva, dall'altra la possibilità di una rinascita che, per quanto complessa e articolata, rappresenta l'ultima speranza per una città che non vuole rinunciare alla sua tradizione calcistica.
La risposta arriverà presto, e con essa il destino di una delle piazze storiche del calcio italiano.
Autore: Redazione Notiziario del Calcio / Twitter: @NotiziarioC
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