Il mondo del calcio carpigiano vive ore di tensione istituzionale con l'AC Carpi che si trova al centro di una controversia riguardante l'accesso alle strutture sportive comunali. La società biancorossa, fresca di promozione in Lega Pro, ha appreso dalla stampa di essere stata esclusa dalla possibilità di ottenere l'affidamento di ulteriori impianti sportivi sul territorio, una decisione che ha scatenato forti reazioni da parte della dirigenza del club.
La modalità con cui l'AC Carpi ha appreso della propria esclusione dall'assegnazione di nuovi impianti sportivi comunali rappresenta già di per sé un elemento di forte criticità nella gestione dei rapporti tra la società e l'amministrazione locale. Scoprire attraverso gli organi di informazione di non possedere i requisiti necessari per accedere a strutture aggiuntive rispetto allo Stadio Cabassi e all'impianto di via Sigonio ha generato comprensibile sorpresa e disappunto nell'ambiente biancorosso.
Questa comunicazione indiretta appare particolarmente problematica se si considera che l'AC Carpi gestisce attualmente dodici gruppi squadra, una realtà articolata che necessita di spazi adeguati per lo svilupamento delle proprie attività. La società ha infatti costruito nel tempo una struttura complessa che abbraccia diverse fasce d'età e livelli agonistici, richiedendo inevitabilmente l'utilizzo di molteplici strutture per garantire il corretto svolgimento delle attività.
Al centro della controversia si trova il cambio di denominazione sociale operato dall'AC Carpi nell'estate del 2024, quando la società ha abbandonato la forma di associazione sportiva dilettantistica per trasformarsi in società a responsabilità limitata. Questa modifica strutturale è stata una conseguenza diretta della promozione in Lega Pro, che impone specifici requisiti di natura giuridica e amministrativa per la partecipazione al campionato professionistico.
La dirigenza carpigiana sottolinea con forza come questa trasformazione giuridica non abbia in alcun modo alterato la vocazione sociale e territoriale del club. Al contrario, secondo quanto affermato dalla società, il passaggio al professionismo ha comportato un incremento significativo degli investimenti destinati al settore giovanile e allo sviluppo di nuove attività sul territorio.
La posizione dell'AC Carpi sul tema degli investimenti sociali appare particolarmente ferma e documentata. La società evidenzia come, paradossalmente, il raggiungimento del professionismo abbia coinciso con un aumento delle risorse destinate alle attività giovanili piuttosto che con una diminuzione dell'impegno territoriale.
Tra le novità introdotte dalla nuova gestione spicca la creazione di un settore femminile, iniziativa che testimonia la volontà di ampliare l'offerta sportiva e di intercettare nuove fasce di praticanti. Parallelamente, sono state sviluppate numerose attività dedicate all'inclusione sociale e alla solidarietà, con particolare attenzione verso le categorie più fragili della popolazione.
La società sottolinea come queste iniziative vengano regolarmente documentate attraverso report periodici diffusi sui canali ufficiali, a dimostrazione della trasparenza e della volontà di rendere conto alla comunità del proprio operato. Questo approccio metodico nella comunicazione delle attività sociali evidenzia la serietà dell'impegno assunto dal club nei confronti del territorio.
La dirigenza dell'AC Carpi rivendica con orgoglio il percorso seguito dalla costituzione della società, avvenuta quattro anni fa. In questo periodo, la gestione non ha mai richiesto trattamenti di favore o corsie preferenziali, ma ha costruito il proprio percorso di crescita attraverso il rispetto degli impegni assunti e il mantenimento delle promesse formulate al momento dell'acquisizione del titolo sportivo.
Questo aspetto assume particolare rilevanza se si considera che l'assegnazione del titolo sportivo era avvenuta attraverso una manifestazione di interesse ad evidenza pubblica, procedura che aveva visto l'AC Carpi formulare specifici impegni nei confronti della città e dell'amministrazione comunale. Il rispetto quotidiano di questi impegni viene rivendicato dalla società come elemento qualificante del proprio operato.
L'approdo in Lega Pro rappresenta per l'AC Carpi non solo un traguardo sportivo, ma anche un valore da condividere con l'intera comunità territoriale. La società evidenzia come questo risultato sia stato raggiunto grazie agli sforzi congiunti della famiglia Lazzaretti, proprietaria del club, e di una quota crescente di imprenditoria locale che ha scelto di sposare il progetto tecnico e sociale del Carpi.
Questo coinvolgimento dell'imprenditoria locale testimonia come il progetto della società biancorossa abbia saputo catalizzare l'interesse e il sostegno del tessuto economico territoriale, creando una sinergia virtuosa tra sport e sviluppo economico locale. Il professionismo diventa quindi non solo un obiettivo sportivo, ma anche un volano per la crescita dell'intero territorio.
Un elemento aggiuntivo di complessità nella gestione della situazione è rappresentato dall'entrata in vigore della Riforma Zola, promossa dalla Lega Pro per modernizzare e professionalizzare ulteriormente il calcio di terza serie. Questa riforma prevede l'accesso a specifiche risorse per le società che rispettano determinati parametri strutturali e organizzativi.
L'impossibilità di accedere alla gestione di ulteriori strutture sportive comunali rischia di penalizzare l'AC Carpi anche nell'accesso a queste risorse previste dalla riforma, creando un effetto domino che potrebbe limitare le possibilità di sviluppo futuro del club. Questa situazione appare particolarmente penalizzante per una società che ha appena raggiunto il professionismo e che necessita di consolidare la propria posizione nella nuova categoria.
Le conseguenze dell'esclusione dall'assegnazione di nuovi impianti sportivi si ripercuotono direttamente sui tesserati della società e sulle loro famiglie. La gestione di dodici gruppi squadra richiede infatti l'utilizzo di molteplici strutture, e la limitazione dell'accesso agli impianti comunali costringe la società a una continua ricerca di campi esterni al territorio carpigiano.
Questa situazione genera disagi logistici ed economici significativi per le famiglie dei giovani atleti, che si trovano costrette a sopportare maggiori costi e tempi di trasferimento per permettere ai propri figli di praticare attività sportiva. Il problema assume dimensioni particolarmente rilevanti quando si considera che le attività giovanili dovrebbero essere facilitate e supportate dalle istituzioni locali piuttosto che ostacolate.
La posizione assunta dall'AC Carpi nei confronti delle linee di indirizzo per l'affidamento degli impianti sportivi è particolarmente dura. La società parla apertamente di posizione "apparentemente discriminatoria", evidenziando come non riesca a comprendere la logica che sottende l'esclusione dall'accesso a ulteriori strutture sportive.
Questa denuncia assume particolare gravità se si considera il contesto in cui matura: una società che ha appena raggiunto il professionismo, che ha incrementato gli investimenti sociali sul territorio e che gestisce una realtà articolata con centinaia di tesserati si trova esclusa dall'accesso a strutture pubbliche che potrebbero facilitare lo svolgimento delle proprie attività.
La controversia in corso rischia di avere ripercussioni significative sul futuro del calcio carpigiano e più in generale sui rapporti tra sport e istituzioni locali. La gestione di questa situazione potrebbe infatti creare un precedente importante per quanto riguarda i criteri di assegnazione degli impianti sportivi pubblici e il rapporto tra le amministrazioni comunali e le società sportive professionistiche.
La risoluzione di questo conflitto appare quindi fondamentale non solo per l'AC Carpi, ma per l'intero movimento sportivo locale, che necessita di regole chiare e condivise per garantire lo sviluppo armonioso delle attività sul territorio. La società biancorossa si trova ora nella posizione di dover difendere non solo i propri interessi, ma anche il principio secondo cui il raggiungimento del professionismo dovrebbe rappresentare un valore aggiunto per la comunità piuttosto che un elemento penalizzante.
Autore: Redazione Notiziario del Calcio / Twitter: @NotiziarioC
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