Il giorno dopo la sua rimozione dalla guida tecnica del Benevento, Gaetano Auteri si è confessato ai microfoni di Ottogol, dipingendo un quadro a tinte fosche sulla sua esperienza recente e lanciando frecciatine velenose su dinamiche interne che, a suo dire, hanno minato la competitività della squadra. Le sue parole, cariche di amarezza ma anche di lucidità, offrono uno spaccato critico e senza sconti sul mondo del calcio e sulle fragilità umane che spesso lo attraversano.
L'analisi di Auteri parte da un'amara constatazione: "Non sempre questo gruppo ha espresso il suo potenziale. Finché c'è stata coesione di intenti, abbiamo dimostrato di poter competere ad alti livelli. Ma quando l'armonia si è incrinata per svariate ragioni, sono iniziati i problemi che ci hanno condotto a questo epilogo, che ritengo giusto". L'ex tecnico giallorosso sottolinea come la perdita di unità e di rispetto reciproco all'interno dello spogliatoio abbia inevitabilmente avuto ripercussioni sul rendimento in campo, portando a un risultato finale che definisce meritato dal punto di vista morale.
Auteri non si sofferma sull'ultima partita, considerandola una logica conseguenza di un malessere più profondo: "Non ha senso analizzare la singola gara, perché riflette fedelmente la situazione che si era creata, una mancanza di rispetto per la maglia e di spirito unitario". Un velo di amarezza traspare nelle sue parole quando affronta la questione del suo progressivo isolamento all'interno del gruppo: "Da quando alleno, è la prima volta che ho percepito quotidianamente una mancanza di seguito, o un seguito molto scarso".
Ma la rivelazione più sorprendente e dolorosa riguarda le reazioni al suo esonero: "Quando mi è stato riferito che qualcuno ha festeggiato la notizia del mio allontanamento, ho faticato a crederci. Ritengo che questo episodio dica molto sulla situazione che si era creata". Un commento che lascia intendere una frattura insanabile all'interno dello spogliatoio e dinamiche interpersonali tutt'altro che positive.
Auteri allarga poi la sua riflessione sul contesto attuale del calcio: "Oggi il calcio è un ambiente un po' instabile, dove basta poco a un giocatore per ottenere molto. Anche al mio ritorno avevo avvertito queste disfunzioni nel gruppo, si era smarrito il senso di squadra". L'allenatore evidenzia una perdita di valori fondamentali e una difficoltà nel mantenere la disciplina e la coesione all'interno del collettivo.
Nonostante le difficoltà, Auteri rivendica la sua coerenza: "Ho sempre detto quello che dovevo dire, anche quando era necessario stimolare la competizione interna". E sulla tempistica del momento critico, coinciso con la finestra di mercato, precisa: "Il nostro momento delicato è coinciso con il periodo del mercato, ma le mie analisi tecniche le ho sempre presentate nei tempi dovuti. Io faccio l'allenatore, la decisione di intervenire sul mercato spetta alla società".
Alle domande dirette su eventuali richieste di giocatori a gennaio, Auteri preferisce non rispondere, ribadendo il suo approccio professionale: "Ho sempre lavorato in sintonia con la società, allenando il gruppo di giocatori che mi venivano messi a disposizione. Fare valutazioni col senno di poi è inutile. Abbiamo fatto delle scelte che i risultati ci dicono non essere state corrette, ma renderle pubbliche ora non serve a nulla".
L'ex tecnico insiste sulla sua percezione di isolamento: "Ripeto, ho avuto la sensazione di non essere seguito, e i motivi sono molteplici. Alcune cose si possono dire, altre è meglio tacere". E svela un'amara verità sulle motivazioni del gruppo: "Pensavo che la squadra in quel momento sentisse la responsabilità della situazione, invece le motivazioni erano altre, perché troppi hanno inseguito obiettivi personali, senza mettersi a disposizione del collettivo. Quando un compagno si permette di giudicare un altro per i propri interessi, è impossibile ottenere risultati. A un certo punto abbiamo perso il concetto di squadra".
Auteri ripercorre il suo approccio alla gestione dei gruppi: "Prima, quando individuavo elementi non allineati, dopo una fase di dialogo intervenivo in modo drastico. Al mio ritorno, c'erano partite cruciali da giocare e speravamo di risolvere i problemi in vista dei playoff. Ho avuto la tentazione di escludere alcuni giocatori, ma poi ho provato a coinvolgerli tutti, e questo è stato l'epilogo finale: si raccoglie ciò che si semina. A un certo punto abbiamo perso la sacralità del campo".
Il suo pensiero si rivolge poi ai veri tifosi: "Chi vuole veramente bene a questa squadra, chi ha a cuore il Benevento, deve prenderne atto e continuare a sostenerla sempre e comunque. Onestamente, mi è dispiaciuto sentire qualche contestazione nei confronti della proprietà. Rivolgete le vostre critiche piuttosto ai giocatori o all'allenatore, ma non alla società".
Infine, un gesto di apertura e una riflessione sul mondo del calcio: "Non ho mai avuto bisogno di contratti. Sto pensando di dare un segnale: se la società vorrà risolvere subito il mio contratto, sono disponibile, anche se continueremo ad allenarci ancora per molto tempo. Vorrei che fosse un esempio per tanti che hanno dimostrato di non trovarsi bene in questo contesto, affinché possano fare altrettanto. Prendiamo il caso di Lamesta: nei primi tre mesi era un idolo, ora è un altro giocatore, semplicemente perché dietro ogni calciatore c'è un aspetto personale da considerare. Nel momento di difficoltà, i compagni non lo hanno aiutato, anzi lo hanno preso di mira".
Un accenno anche al progetto giovani: "Quando il campo esprime valori positivi per un certo periodo e poi li ribalta completamente, significa che c'è una via di mezzo. La prima parte della stagione ha mostrato il potenziale, ma poi c'è il percorso formativo. Bisogna educare questi ragazzi alla professione, all'atteggiamento. Sono passaggi fondamentali".
Sulla possibilità di restare, Auteri conclude con una doppia risposta: "D'istinto direi di sì, perché con Vigorito ho sempre avuto un ottimo rapporto. Ma il lavoro è un'altra cosa".
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