Con i campionati dilettantistici di calcio sospesi (forse definitivamente, come si legge nel box in basso, nda) e l’Albese in testa alla Promozione, ricordiamo cosa accadeva 45 anni fa al club biancazzurro.
Il 18 maggio del 1975, pur perdendo per 1-0 a Sestri Levante, l’Albese otteneva la promozione in Serie C grazie al pareggio per 0-0 dell’Omegna (secondo in classifica) con il Borgosesia. La domenica successiva, in un Coppino gremito, l’Albese festeggiava il primo posto in Serie D e la storica promozione nella terza categoria nazionale battendo per 2-0 l’Asti con doppietta di Gobetti, capocannoniere azzurro in quella stagione con 19 gol. Uno dei rivali dell’attaccante albese nella corsa al titolo di miglior bomber del torneo era Vittorio Panucci, del Savona, la cui celebrità calcistica sarà oscurata qualche anno dopo da quella del figlio Cristian, difensore di Genoa, Milan, Roma e della Nazionale. La salita in Serie C valse all’Albese la prima pagina di Gazzetta.
A raccontare la cavalcata dei biancazzurri era Remo Gianuzzi, noto soprattutto per essere stato, per oltre 40 anni, il cronista del balon di questo giornale. Il presidente dell’Albese era Franco Barberis, mentre la guida della squadra era affidata all’allenatore Ferretti e al direttore tecnico Moschino. La rosa comprendeva Eberini, Gorrino, Luciani, Gobetti, Nolfo, Asteggiano, Manica, Saioni, Galvagno, Martinelli, Fantini, Moriggia, Plutino, Cappellazzo, Strumia, Borra e Sobrero.
L’Albese era stata promossa in Serie D nel 1971 e nel giro di alcune stagioni la dirigenza costruì una squadra in grado di centrare il bersaglio grosso. «Abbiamo dominato il campionato. È stata una bella stagione. La rosa abbinava giocatori di esperienza, come Cappellazzo, Martinelli, Galvagno e Gorrino, a giovani provenienti da vivai di società importanti, come Luciani (Torino e Inter), Saioni (Genoa) ed Eberini (Como)», ricorda il difensore Roberto Manica, trentino, cresciuto nel vivaio granata, che, dopo esserci arrivato da calciatore, non ha più lasciato la nostra città. «Il presidente Barberis e i dirigenti avevano creato un bell’ambiente. Eravamo come una famiglia. Sono stati anni bellissimi, dei quali ho ricordi indelebili. Abbiamo vissuto 4-5 anni di calcio ad alto livello. Anche se il campionato era semiprofessionistico, eravamo, di fatto dei professionisti. E poi, grazie al calcio, ho scoperto Alba, un posto in cui si vive bene».
L’Albese giocò in C per due stagioni. Nel campionato 1975-1976 si salvò senza problemi, con undici punti di margine sulle retrocesse. Quel torneo lo vinse il Monza di Buriani, De Vecchi e Terraneo, futuri protagonisti in Serie A con Milan e Torino. Nel 1976-1977, invece, i biancazzurri tornarono in Serie D.
A condannarli fu un solo punto di distacco dalla Biellese. Ma quel campionato di Serie C, per i tifosi albesi, è soprattutto quello della partita giocata il 4 dicembre 1976 al Coppino contro la capolista Udinese e trasmessa su Rai uno con telecronaca di Bruno Pizzul. Vinsero i friulani per 1-0 (gol di Basili di testa all’89’). «Ho avuto un’occasione da gol a pochi minuti dalla fine, ma non l’ho sfruttata e poco dopo loro hanno segnato.
L’Udinese era una grande squadra, con giocatori di categoria superiore», ricorda Olinto Magara, attaccante biancazzurro in quella stagione e oggi consigliere comunale. L’Albese tornerà a festeggiare una promozione nel 1977-1978, quando, piazzandosi quarta in Serie D dietro a Imperia, Savona e Derthona, salì in C2, categoria nata in seguito alla riforma dei campionati.
Ci rimarrà per due stagioni. In quegli anni, sulle panchine di C2, sedevano allenatori che, qualche stagione dopo, avrebbero conosciuto il palcoscenico della Serie A, come Marchesi, Materazzi, Galeone, Bianchi e Orrico.
Autore: Francesco Vigliotti
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