«Alla prima giornata abbiamo perso 5-1 in casacon la Biellese: il martedì ho detto ai ragazzi che il campionato l’avremmo vinto noi». Un’altra squadra avrebbe guardato stranita l’allenatore. Quelli dello Stresa no, perché sanno chi è Giorgio Rotolo. Gli hanno creduto e in Serie D sono andati loro.
E adesso tifano perché sia lui a vincere la sua battaglia contro il tumore. La storia ricorda quella di Sinisa Mihajlovicesi svolge tra Novara, dove Rotolo vive e sicura, e il lago Maggiore, dove Stresa si affaccia con la sua antica eleganza, ancora intristita dalla tragedia della funivia di un anno fa. Il male «Tutto è cominciato a ottobre 2020 con un mal di denti. Ho fatto esami su esami, fino al responso del 4 marzo 2021:carcinoma squamoso alla mandibola. Io, ex atleta, senza aver mai fumato una sigaretta: pazzesco».
Rotolo è stato operato 20 giorni dopo.Un calvario: 13 ore di intervento, 4 trasfusioni, via il tumore di 2,5 centimetri e 40 linfonodi, un perone asportato per ricostruire la mandibola, lembi di pelle tolti dal polpaccio e dall’inguine per sistemare la bocca, con una sonda inserita nella gola per respirare (e fare i tamponi anti-Covid) e una più sotto per alimentarsi. Tosta. In quei momenti il sostegno conta. E lo Stresa non si è tirato indietro: «L’Eccellenza è ripartita a titolo volontario e il presidente Marco Pozzo ha detto che senza di me non avrebbero giocato. Un gran gesto».
Il dubbio s’è riproposto in estate: «Ho fatto 30 radioterapie e 2 cicli di chemio, la società mi ha chiesto se me la sentivo di continuare ad allenare e io ho chiesto solo un vice: abbiamo scelto Cristian Nicolini, uno che vede il calcio come me». I giocatori, dispersi nelle varie squadre dopo quella mini Eccellenza, sono tornati e si sono aggiunti quelli nuovi, come Jacopo Zenga, primogenito di Walter.
La ricaduta - Dopo il ritiro, a settembre, la seconda mazzata: «Avevo male alla schiena e hanno trovato metastasi diffuse, una delle quali mi aveva rotto una costola. E mi è crollato il mondo addosso». Il carattere e le cure proposte hanno ridato fiducia a Rotolo, che apre e chiude il beauty pieno di pastiglie e continua: «Con la terapia immunoclonale sono state bloccate le metastasi, devo fare una flebo ogni 21 giorni per tutta la vita, e va bene. Però si eragonfiata la mandibola perché una metastasi ha continuato a crescere e mi ha bloccato la bocca. Così hodovuto fare altre quattro chemio, l’ultima a inizio aprile. Ora aspettiamo che faccia effetto».
Tutti tifano per lui: «Un ex atleta, insegnante di educazione fisica (insegna al Ravizza di Novara, ndr), un leone, all’improvviso ha scoperto la paura. Sì, temo di morire. E cosa posso fare? Prego e mi curo, non c’è altra strada. E ringrazio i dottori Garzaro e Pezzana». Al resto ci pensa il calcio. L’affetto dello Stresa è stato efficace come una chemio. Rotolo ha saltato solo 4 partite e qualche allenamento: «Quando il fisico lo permetteva andavo al campo, se no concordavo il lavoro con Nicolini e lasciavo fare a lui. Mi filmavano la partitella del giovedì e la guardavo a casa».
E quigli scappa un sorriso pensando a Mihajlovic e ai suoi allenamenti da remoto con computer e vari collegamenti: «Io ho Nicolini col telefonino che vale 8 monitor». Ma almeno la testa si liberava dalle paure. «Abbiamo vinto quasi sempre, ma non riuscivo a esultare. Nemmeno a Verbania: la squadra era nervosa, io prendevo pastiglie e dicevo di stare calmi. Abbiamo fatto gol al 95’ e siamo stati promossi. Tutti in campo a esultare, io mi sono spostato in tribuna, avevo paura di ricevere qualche botta...». Non gli è dispiaciuto: «Vincere così è stato più bello, visto il bene che mi vogliono i giocatori. Come il Bologna contro Juventus, Inter e Roma: penso che in loro sia scattata la stessa cosa. I giocatori in queimomenti vedono l’allenatore in maniera diversa, sanno che nonha il raffreddore».
Pioli e Zenga. Stefano Pioli gli ha mandato un video per fargli i complimenti, anche Zenga gli ha scritto.«So che potrei non guarire. Io pensavo di non morire mai dice commuovendosi - adesso so che può succedere ogni giorno. Sinisa è sempre stato un lottatore, io lo sono diventato. Combattiamo contro un mostro, quando sei solo e si spengono le luci vengono le lacrime. Non avevo mai pianto in vita mia, adesso lo faccio tutti i giorni». Realismo, ma anche ottimismo: «Voglio tornare a scuola, voglio continuare ad allenare, anche se in D sarà durissima. Voglio tornare alla mia vita, anche se andavo a 100 all’ora e so che al massimo tornerò a 70». Rotolo chiude conun sorriso: «Pensavo di non servire più allo Stresa, invece tutti i giorni i giocatori mi scrivevano per dirmi quanto fossi importante. E io rinascevo».
Autore: Davide Guardabascio
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