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Serie D, chi vuole ricominciare e chi no: facciamo chiarezza

di Redazione NotiziarioCalcio.com

L'incertezza regna sovrana sul campionato di serie D 2019-2020 e, da diverse settimane, stiamo raccogliendo tanti punti di vista degli addetti ai lavori con tantissime esclusive sul nostro portale www.notiziariocalcio.com; continueremo a farlo anche nei prossimi giorni, cercando di dare voce a tutte le società della quarta serie.
Oggi proviamo a mettere ordine sui vari pensieri raccolti finora, fermo restando la costrizione a "generalizzare", poiché specificare il pensiero di 166 società, più altri addetti ai lavori e vertici della LND, appare davvero complicato.

CHI VUOLE CONTINUARE?
Innanzitutto è la Federazione a voler cercare di completare la stagione e, ad onor del vero, i vertici della LND non si sono neanche nascosti più di tanto. Il presidente Sibilia, infatti, ha ribadito a più riprese che, qualora ce ne fosse la possibilità, vorrebbe concludere la stagione, auspicando prima di tutto che la comunità scientifica dia il via libero ad eventi sportivi. Ed il motivo è chiaro: in questo modo, sarebbe il campo a decretare promozione e retrocessioni, evitando alla LND il duro compito di decidere cosa fare con promozioni e retrocessioni, qualora non si riuscisse a continuare.

Tanta voglia di ricominciare ce l'hanno anche i calciatori: al netto di qualcuno che ha una più che comprensibile paura, la maggior parte degli atleti di serie D vorrebbe tornare in campo, qualora l'emergenza sanitaria si placasse. Il motivo è molto semplice: con lo stop definitivo, si perderebbero come minimo tre stipendi (Marzo, Aprile e Maggio), senza contare che, ne siamo certi, più di una società di serie D ha altre mensilità arretrate. Una situazione molto particolare che, ovviamente, riguarda anche altre componenti: staff tecnico, staff medico, team manager, magazziniere, e tutte quelle figure che, con alcune centinaia di euro mensili, riescono a dare una mano ai propri nuclei familiari.

CHI NON VUOLE CONTINUARE?
La maggior parte dei presidenti di serie D non vuole continuare questa stagione, lo scriviamo senza paura di essere smentiti. Non solo abbiamo ascoltato diversi presidenti a riguardo, ma è una situazione che appare più che comprensibile: la maggior parte dei proprietari delle squadre di calcio di serie D sono anche imprenditori che, in questo periodo di crisi, vorrebbero dedicarsi maggiormente alla salvaguardia delle proprie aziende. Molti, poi, si sentono responsabili della salute dei propri tesserati e, soprattutto in alcune zone del Nord Italia, pare difficile pensare di tornare ad allenarsi entro una ventina di giorni.

Chiaro che, ovviamente, non mancano i "banditi", ovvero quei presidenti a cui non dispiacerebbe affatto risparmiare 3 mesi di stipendi, magari perché il campionato non ha molto da offrire alla propria squadra; questo, poi, è un altro discorso, ma va tenuto in considerazione. Ciò che pare certo è che, per quelle società che ricevono linfa vitale da biglietteria, sponsorizzazioni e centri sportivi, quest'emergenza ha indubbiamente tolto molto; la biglietteria è in parte recuperabile (ma dovremmo parlare delle poche presenze di pubblico dei turni infrasettimanali), ma trovare sponsor disponibili a tornare in campo appare molto difficile, e la chiusura dei centri sportivi (tanti tornei sono stati già definitivamente annullati) non è recuperabile.

COSA FARE?
La cosa migliore è, paradossalmente, non decidere: sarà la comunità scientifica prima ed il governo, poi, a decidere se e quando si potrà tornare in campo. Spesso il presidente Sibilia ha parlato di una quarantina di giorni utili, in modo da concludere il campionato entro il 30 giugno: ipotesi ottimistica che, però, pare si allontani sempre di più. Se proprio si vuole tentare di concludere il campionato una volta affievolita l'emergenza, forse sarebbe meglio iniziare a capire se e come prolungare la scadenza dei contratti. Sperando di poter quanto prima tornare a scrivere e parlare di calcio giocato.


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