San Benedetto, il pres. Massi: «Non ci siamo mai fermati, anche se c’è chi ha cercato di fermarci o rallentarci»
Fonte: gazzettarossoblu
È stato tra gli ultimi a prendere la parola nel corso della conferenza stampa con cui è stata illustrata la campagna abbonamenti della San Benedetto Calcio. Il presidente Vittorio Massi, però, era tra i più attesi. Il presidente della società sportiva ha parlato di tutto: dalle tante riunioni col sindaco Antonio Spazzafumonei mesi scorsi agli obiettivi futuri, primo fra tutti non tanto il risultato sportivo nell’immediato quanto la programmazione e la crescita di un progetto che sia ad ampio respiro. Di seguito riportiamo tutte le dichiarazioni di Massi nel corso della conferenza stampa.
SAN BENEDETTO AL PRIMO POSTO
«Ringrazio il sindaco per le belle parole, perché ha ricordato un anno di colloqui, di caffè e riunioni che alla fine ha portato a questo. Lui aveva le sue grandi responsabilità, alla fine – per chi c’era prima – si è arrivati ad un punto di non ritorno. Noi, da parte nostra, non ci siamo mai fermati, anche se c’è chi ha cercato di fermarci o rallentarci; siamo stati sempre convinti delle nostre idee. Per me al primo posto c’è la città di San Benedetto, poi c’è ancora la città di San Benedetto. Questa città, la nostra città, merita tanto, anche per un discorso morale. Ha bisogno di una squadra di calcio che la rappresenti veramente. Inutile fare i soliti discorsi sul Ballarin: certo, anch’io c’ero al Ballarin da bambino perché, giocando col Porto d’Ascoli, la Samb ci regalava degli abbonamenti per girare lo stadio. La storia la conosciamo tutti, ora però dobbiamo pensare alla nuova città, alla nuova squadra, al futuro. La squadra che sta nascendo è mossa da un grande spirito di rivalsa, per mettere alle spalle tutte le sofferenze che ha vissuto questa città. Ma soprattutto la squadra di San Benedetto è della gente di San Benedetto. Il tifo di San Benedetto del Tronto lo conoscono tutti in giro per l’Italia perché è un tifo che si è fatto conoscere in ogni stadio. Ricordo l’ultima vittoria di campionato, con la manifestazione che partiva dal Ballarin e arrivava al Riviera delle Palme, con un’intera città colorata di rossoblù. Misi anche io i palloncini rossoblù sul mio balcone».
PROGRAMMAZIONE E SCARAMANZIA
«Spero di rivivere giorni come questi ma noi non siamo avventurieri, al primo posto c’è la programmazione. Per me programmazione vuol dire settore giovanile: al riguardo posso dire che abbiamo un vivaio di ottimo spessore, già formato e che intendo migliorare ancora di più. Per la prima squadra, il direttore sportivo sta lavorando ogni giorno per allestire un organico di grande livello. Si chiede di vincere? Io sono molto scaramantico, quindi, non mi sentirete pronunciare parole del genere, però sanno tutti quali sono gli obiettivi. In questo momento per prima cosa mi piacerebbe vedere delle belle partite, perché danno una sensazione di leggerezza unica per quei 90 minuti, sono emozioni indescrivibili».
DARE UNA MANO ALLA CITTÀ
«Il bello di questa avventura è che in questi anni io ho avuto già una squadra in Serie D: questa categoria l’abbiamo ottenuta grazie ad una grande squadra di collaboratori che mi ha sopportato e supportato. Siamo stati bravi a mantenere questa categoria; non avremmo potuto vincere con certe situazioni però abbiamo sempre cercato di crescere. Questa che si è creata non dico che sia stata un’occasione ma è stato, invece, il voler dare una mano alla città, come spesso mi diceva anche il sindaco. Io sarò il presidente, sicuramente, ma con i discorsi che abbiamo iniziato a fare posso dire che pian piano si andrà verso la creazione di uno zoccolo duro imprenditoriale. La crescita della squadra per noi deve rappresentare anche la crescita della città. Presidente, sponsor, imprenditori e amministrazione devono remare tutti dalla stessa parte per far crescere la città. San Benedetto è come un gioiello prezioso, tutti vogliono San Benedetto ma dobbiamo puntare a crescere ancora di più, magari anche creando un concetto di città un po’ allargata che possa comprendere un territorio che si spinga fino a Pedaso verso nord o Monsampolo e Spinetoli verso ovest».
LA SQUADRA DEI SAMBENEDETTESI
«Non nascondo che questo fatto di rappresentare un “presidente della città” per me è anche una grande paura, è per me una grandissima responsabilità. Non voglio, comunque, dar fastidio a nessuno. Non ho mai risposto alle contestazioni, neanche quando mi sono arrivate telefonate di gente che non mi voleva. Sono andato avanti per la mia strada non per sfrontatezza ma perché amo la città di San Benedetto. Noi tutti dobbiamo amare la nostra città. Se ho avuto coraggio nel fare questa scelta? Io sono stato semplicemente me stesso: quando prendo un impegno lo voglio portare a termine nel miglior modo possibile. In questi mesi abbiamo anche parlato con i tifosi: in loro ho notato una grande coerenza, li ho visti appassionati e coerenti. È per questo che dico che la squadra di San Benedetto è dei sambenedettesi».
DA RAPULLINO A FANESI
«In Luigi Rapullino vedo la figura di un imprenditore che a San Benedetto può essere una sorta di apripista. Luigi è una persona alla mano, squisita, oltre che un grande professionista. Claudio Bartolomei mi aveva già manifestato la sua stima nei miei confronti un anno fa, anche se la situazione era completamente diversa perché si parlava di Porto d’Ascoli. Sulla questione dei nomi (riferendosi al nome della società, ndr) evito di dire certe parole. Devo fare un grande ringraziamento a Massimiliano Fanesi, una persona davvero innamorato della città: lui mi ha sostenuto anche nei momenti più difficili, dicendo di non abbattermi perché “faremo grande la nostra città”. Questo è lo spirito che mi muove».