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Union Clodiense, Salvi: «Marcare in A e B è più difficile che in C per un motivo»

di Cristo Ludovico Papa

Durante la trasmissione "A Tutta C" su Tmw Radio, nel pomeriggio, è intervenuto Matteo Salvi, difensore dell'Union Clodiense che si è concesso a diverse domande.

Tu ormai sei un veterano della Clodiense. Come state vivendo l’esilio dal Ballarin?
“Ci manca come il pane. Andare tutte le domeniche a Legnago che è sempre un’ora e mezza e di strada è dura. Credo che tra un mesetto dovremmo tornare e siamo contenti”.

Da neopromossi come state vivendo questo momento?
“Ci vogliono punti. Dobbiamo cercare di superare questo periodo nel migliore dei modi. Ce la stiamo mettendo tutta e sono convinto che alla lunga i punti arriveranno”.

Nell’ultima partita con la Pro Vercelli pensate che il pareggio possa esservi stato stretto?
“Meritavamo la vittoria, ma ci hanno penalizzato l’episodio del rigore e quello del gol regolare che ci è stato annullato. Comunque sia ci prendiamo il punto e ripartiamo da lì, perché a livello di morale ci ha dato parecchio, si sono visti dei passi avanti. Ad ora ci stanno penalizzando gli episodi contro, ma noi accettiamo tutto. Ribadisco però che mi è piaciuto tanto l’atteggiamento, mi sentivo che avremmo segnato. Abbiamo girato palla con pazienza ed è arrivato il pareggio”.

Com’è il tuo rapporto con il mister?
“Sono qui da tre anni, mentre Andreucci da quattro. Il mister conosce l’ambiente e sa come muoversi, ci dà sempre una mano”.

Con le regole attuali quanto è difficile marcare per un difensore moderno?
“In C che non c’è il VAR si riesce a cavarsela, mentre in A e B è più difficile. Credo che ci si allenino apposta”.


Nel pacchetto arretrato sei il secondo più anziano nonostante i venticinque anni, ma hai accanto un elemento di esperienza come Munaretto. Che rapporto hai con lui?
“Il rapporto che ho con Andrea è molto bello, l’anno scorso abbiamo condiviso la vittoria del campionato. Essere il secondo più vecchio della difesa ti responsabilizza, tanto che nell’ultima partita avevo anche la fascia da capitano”.

Qual è stato l’impatto con il campionato e con il professionismo?
“Erano cinquant’anni che la Clodiense non saliva tra i professionisti, quindi per noi ogni partita fa parte di un processo di crescita. Sappiamo che è un campionato difficile e cerchiamo sempre di ripartire ogni domenica”.

La prossima sarà contro l’Alcione, che si sta confermando come la rivelazione dei tre gironi. Che cosa vi aspettate?
“Lì abbiamo incrociati nella supercoppa Serie D. Già erano una buona squadra, che gioca bene a calcio e che è organizzata. Sarà una bella partita”.

Prima di Chioggia avevi vissuto già altre esperienze nel professionismo. Com’è nata la scelta di scendere di categoria?
“Io l’ultimo anno di C l’avevo fatto a Grosseto, chiuso con la retrocessione. Da lì fino ad Ottobre ero rimasto svincolato. A metà Ottobre Andreucci mi ha chiesto se fossi interessato perché si era stirato un loro centrale. Sono partito subito e siamo arrivati secondi, anche se io non ho giocato tantissimo. Nel secondo anno invece ho giocato di più e abbiamo vinto il campionato”.

Tu hai vissuto anche la Primavera dell’Atalanta, condividendo lo spogliatoio con tanti elementi che ora sono in Serie A. Che esperienza è stata?
“A Bergamo ho imparato tantissimo. Lo spogliatoio che avevamo era pieno di prospetti, gli allenamenti erano sempre ad alta intensità. Quell’anno sono cresciuto veramente tanto”.

Quanto ti sta facendo crescere il calcio?
“A venticinque non si è vecchi, ma se gli altri ti danno delle responsabilità devi tirar fuori qualcosa. Sto crescendo e comunque provo a dare una mano con la mia esperienza”.


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