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Il ritorno di Eugenio Corini a Brescia: «Emozione, orgoglio e la promessa di riportare la piazza dove merita»

di Andrea Villa

Un misto di emozione, felicità e una forte dose di motivazione. Si presenta così Eugenio Corini ai microfoni del club, pronto a guidare nuovamente il Brescia (Union Brescia). Tra immagini di campo che lo ritraggono già al lavoro con la squadra e parole cariche di affetto, il tecnico bresciano traccia la rotta per questa nuova avventura con le Rondinelle.

Una scelta di cuore e progettualità

Nonostante la situazione complessa, Corini non ha avuto dubbi nell'accettare la proposta del Presidente e della proprietà. Il tecnico ha sottolineato di aver visto una "progettualità di un certo tipo", elemento che lo ha convinto a sposare la causa biancazzurra nonostante la categoria.

"Anche se sono sceso di categoria, l'ho fatto con la volontà di tornare il prima possibile dove questa piazza merita di stare," ha dichiarato l'allenatore, evidenziando come l'obiettivo primario sia ricostruire per poi "poter sognare ulteriormente" in base a ciò che dirà il campo.

Identità e legame con i tifosi

Per Corini, la tattica è importante, ma l'identità lo è ancora di più. Il mister ha posto l'accento sulla necessità di creare una squadra in cui il pubblico possa riconoscersi.
"Il primo step è attraverso l'organizzazione, la voglia e il carattere," ha spiegato. L'obiettivo è ricreare quell'empatia fondamentale tra campo e spalti: quando i tifosi vedono lo sforzo e il sacrificio, trascinano la squadra, rendendo il gruppo molto più forte.

Un affare di famiglia

Nelle parole del tecnico c'è spazio anche per un toccante passaggio personale. Il pensiero corre subito alla madre, 92 anni, definita da Corini "la mia prima grandissima tifosa".
"Il mio orgoglio da figlio è cercare di far vivere alla mia mamma le gioie che abbiamo vissuto poco tempo fa," ha confessato, sottolineando come il Brescia non sia solo una squadra, ma un affare di famiglia per lui e per tutti i tifosi che seguono i colori biancazzurri con passione.

La sfida: "Diamo il meglio di noi"

Tornare in un luogo dove si è già stati protagonisti, sia in campo che in panchina, è per Corini motivo di grande orgoglio e responsabilità. Essere richiamati, spiega, significa aver lasciato un segno positivo non solo come professionista, ma come uomo.

Il messaggio finale è una promessa di impegno totale: "C'è stata qualche perdita nell'ultimo periodo, ma siamo pronti a riprendere il filo del discorso. Con il vostro aiuto possiamo raggiungere i nostri obiettivi il più presto possibile".

Identità, orgoglio e lavoro: l'era Corini-bis (o ter, considerando i ritorni) riparte da qui.


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