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Gesualdo, un "miracolo sportivo" targato Napolitano: «I ragazzi sono stati commoventi»

di Marco Pompeo

Siamo abituati sempre più spesso nel calcio, e troppo di sovente nella vita, a guardare verso l’alto e parlare solo di vittorie e trofei. Difficile approfondire analisi, entrare nelle cose e guardare al merito che va ben oltre una vittoria od una sconfitta. Difficile non solo perché serve competenza, che purtroppo quasi sempre manca, ma anche perché troppo spesso non paga: si preferisce la superficialità, il guardare le cose dall’alto, una sorta di fast food della cultura pallonara che sempre più si evidenzia anche nel nostro Paese dove le beghe ci accalorano partigianamente e ci tengono incollati ai monitor dei nostri telefonini molto di più che un gesto tecnico o l’analisi di un percorso di una squadra.

Decidiamo ancora una volta di essere bastian contrari e di scendere nel campionato di Promozione, finendo in un comune di appena 3.244 anime in provincia di Avellino. A Gesualdo. Stesso nome della squadra di calcio che rappresenta questa piccola cittadina. Una squadra che a leggere le fredde statistiche ed i numeri avrebbe disputato un campionato anonimo, salvandosi peraltro solo ai play-out.

In realtà il percorso del Gesualdo in questa stagione è meritevole di nota. Prima di tutto perché la società è stata capace di essere un esempio di puntualità e rigorosità gestionale, secondo perché nonostante le tante difficoltà, come quella di giocare su un campo in terra battuta che di inverno diventava una lastra di marmo e con la pioggia una palude che rendeva praticamente impossibile disegnare trame di gioco, una squadra di giovanissimi ragazzi è stata capace di diventare blocco unico con lo staff tecnico e gettare, come si suol dire, il cuore oltre l’ostacolo. Pur perdendo l’ultima di regular season contro il fanalino di coda già retrocesso Abellinum Calcio, il Gesualdo si è compattato ed ha poi trionfato ai play-out contro la Bisaccese.

A guidare fieramente questo gruppo il tecnico Michele Napolitano. A lui abbiamo chiesto di questa annata sportiva.

Che stagione è stata questa?
«Una grande stagione. Nella prima parte del campionato eravamo addirittura vicini alla zona play-off. Quando mi fu chiesto se li avremmo raggiunti, risposi che l’obiettivo era fare un punto sopra la zona play-out. Sapevo che a dicembre, come sempre accade nel mondo dei Dilettanti, inizia un nuovo campionato e che dovevamo pensare a quello che era il nostro percorso. Sicuramente sul risultato finale ha influito il ricorso che ha dato i tre punti alla Bisaccese, con quel successo arrivato sul campo saremmo stati salvi senza passare per la coda post season. Poi per ironia della sorte abbiamo dovuto disputarli proprio contro la Bisaccese ed abbiamo vinto quattro a zero salvandoci».

Una squadra giovanissima la sua. Come si lavora con un gruppo così?
«I ragazzi sono stati esemplari. Hanno seguito me ed il mio staff da quando siamo arrivati e ci hanno dato tutto. Eccezion fatta per Volzone, il nostro capocannoniere, erano tutti giovanissimi. Quando incontri ragazzi disponibili, che sono pronti a lavorare per migliorarsi e migliorare la squadra tutto diventa molto più semplice».

C’è un episodio o un aneddoto che può raccontarci sui suoi ragazzi e che secondo lei li identifica?
«C’è una cosa che in pochi sanno. Dopo una sconfitta, con la classifica che si faceva dura, e la sensazione di non riuscire ad incidere realmente ho detto ai ragazzi che mi sarei dimesso. Mi commuove ancora ora ripensare alla loro risposta. Il gruppo infatti mi ha detto chiaramente di essere con me fino alla fine a prescindere dal risultato finale, nel bene e nel male non volevano combattere al mio fianco e mi hanno chiesto di rimanere. Lì ho capito che avevo la squadra davvero al mio fianco e per come sono andate le cose abbiamo fatto un miracolo sportivo».

Anche per via delle condizioni del campo…
«Certamente. Il periodo invernale è stato durissimo e difficilissimo giocare sul campo in erba battuta. Difficoltà che non tutti conoscono, solo chi ha mai giocato su un terreno del genere può capire. A questo aggiungiamoci gli infortuni, le difficoltà di una rosa corta. Bisogna starci dentro per capire certe dinamiche. Ribadisco: questi ragazzi hanno fatto un miracolo sportivo».

Come è stata la settimana che ha preceduto il play-out poi vinto contro la Bisaccese?
«Una bella settimana. Sarebbe stato umano abbattersi dopo la sconfitta in campionato che ci aveva condannato ai play-out. Invece i ragazzi ancora una volta hanno dimostrato una maturità che va ben oltre la loro età. Abbiamo lavorato da soli, senza interferenze, neppure i dirigenti sono stati al campo. E tutto questo ha cementato ancor di più la convinzione che ce l’avremmo fatta così come poi è stato».

Il futuro del Gesualdo come lo vede?
«Questo dipende dalla società. Abbiamo la fortuna di avere un ottimo presidente che è una garanzia, quest’anno non ci ha mai fatto mancare nulla venendo incontro anche ad alcune mie richieste come quella di allenarci in alcuni casi sul sintetico. Dal mio punto di vista la crescita dipende molto dalle infrastrutture. Il terreno di gioco così come è oggi non aiuta sicuramente».

Ed il futuro di Michele Napolitano invece? Sappiamo che ha ricevuto già qualche sondaggio…
«Francamente sì. Oggi però è presto per parlarne. Sicuramente mi vedrò prima col Gesualdo e discuteremo del programma futuro. Mi lusinga aver ricevuto alcune telefonate, significa che il lavoro mio e del mio staff non è passato inosservato. Poi se a chiamarti sono club di un certo livello fa ancora più piacere. Ribadisco però che non ho voluto parlare con nessuno, perché prima devo parlare col Gesualdo».

Da addetto ai lavori invece ce la fa una confidenza sull’Apice? Era proprio così forte come dicono i numeri: 80 punti, frutto di 25 vittorie e 5 pareggi con 0 sconfitte, 84 gol segnati e solo 21 subiti?
«Sì. L’Apice ha vinto il girone C di Promozione in maniera assolutamente meritata, con una rosa di un livello troppo superiore alle altre anche se magari qualche squadra come il Cimitile poteva fare qualcosina in più. Però parliamo di una squadra costruita non per vincere ma per dominare il campionato e così è stato».


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