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Essere vincenti anche se non vinci

di Anna Laura Giannini
Fonte: filippogalli.com - Flavio Marzullo

È colpa di Pep, è colpa di Carletto e di Josè, forse è colpa anche di Maurizio, ma è colpa anche delle vittorie e delle coppe…

Come quei bambini in strada alcuni decenni fa, che provavano la veronica di Zidane tra alberi e avversari, quelli più scalmanati hanno provato addirittura ad imitare la testata dei Mondiali, proprio quella che ci fece salire sul tetto del Mondo…

Oggi i bambini per strada (quei pochi) provano la rovesciata volante al nome di Ronaldooo…. Ma i primi, non sono diventati Zidane, e quelli di oggi non diventeranno Ronaldo. Perché ognuno ha il suo percorso, perché imitare ti fa sembrare forte, ma non ti rende libero.

Libero di sviluppare, libero di creare, di proporre. Perché per diventare grande devi inseguire e superare prima te stesso e non gli altri…

Per farlo devi avere grandi motivazioni, grandi conoscenze, meglio se sviluppate sul campo, in prima persona. L’esperienza vissuta in maniera diretta, i problemi affrontati e superati ma soprattutto quelli non superati, ti fanno capire dov’è l’errore, qual’è la strada da perseguire, quale soluzione alternativa apportare, quale strategia produrre e pianificare.

Tante domande da portarti dentro e dietro, ogni giorno, ogni maledetto giorno per cercare di migliorare la tua visione del calcio, per cercare di migliorare performance e prestazioni singole e poi collettive quando sei in quel rettangolo verde, per quei 90 e passa minuti.È colpa di Pep; del suo tiki taka infinito, del falso nueve prima, dei terzini dentro al campo adesso.

È colpa di Carletto; del suo albero di natale, del suo trequartista tra le linee prima, del suo trequartista davanti alla difesa adesso.

È colpa di Josè; del suo triplete, del suo attaccante che fa il terzino prima, del suo terzino che fa l’ala adesso.

È colpa di Maurizio; del suo Sarrismo, del suo possesso palla, della costruzione dal basso, del suo 1-4-3-1-2 di Empoli prima, del suo 1-4-3-3 di adesso (versione azzurra)

Ma qual’è allora la formula vincente?

Qual’è il sistema di gioco più efficace della storia?

Quali sono gli atteggiamenti, le idee da trasferire ad un gruppo squadra?

Quali sono gli ingredienti per essere vincenti?

Queste sono le domande più frequenti, quelle che tolgono il sonno, che ti fanno fissare il soffitto nelle lunghe notti estive, come se la risposta fosse proprio lì e cerchi di leggerle e ti sforzi, come quando vai in quelle grandi Chiese ed alzando lo sguardo in alto, inizi a leggere quelle scritte incomprensibili ma che raccontano verità.

Leggi senza comprendere, perché quella non è la tua lingua e anche se lo leggi bene, non capirai… Quei soffitti a volte li rivedi in campo, quando la tua squadra diventa incomprensibile, ed i giocatori vengono travolti dagli eventi perché non conoscono la lingua, non riconoscono i dialoghi del campo, quando i minuti passano e la penna continua a scrivere inesorabile fino in fondo alla pagina, fino al triplice fischio.

Ecco, questo è il momento di voltare pagina, ed iniziare a scrivere in modo chiaro, comprensibile, riconoscibile.

Parlare la stessa lingua

Questa è una delle risposte (vincenti) alle domande sopra fatte.

È un lavoro lungo e faticoso, proprio come quando inizi la scuola primaria e c’è tanto da imparare, mettere bene insieme verbi e congiuntivi, per fare in modo che la frase scorra veloce, chiara e comprensibile. Qui però c’è una nuova traccia da imparare, una nuova lingua, quella calcistica, che è complessa, molto. Alcuni la conoscono dalla nascita, perché è innata, perché la lettura viene in modo naturale e mentre gli altri provano a capire il senso, i primi, i fortunati, sono già al capitolo successivo.

Leggere la stessa pagina

Ed è questo un passaggio chiave per il successo, per essere vincenti; dare alla tua squadra tutti gli strumenti possibili e anche impossibili per riconoscere ogni singola sillaba che in quel campo viene scritta. Undici giocatori che si muovono, apparentemente arbitrariamente e singolarmente in un contesto però che diviene collettivo, formando un’unico corpo, un’unica mente, quando la lingua ormai è comprensibile per tutti ci si trova tutti sulla stessa pagina.

Perché Tutti si muovono in funzione di tutti.

Tutti si muovono in funzione della palla.

Tutti insieme in funzione della squadra.

Ogni scelta deve essere subordinata positivamente nel contesto di gioco, che giocoforza avviene prima in maniera singola e individuale, poi parte del reparto, (inizio della collaborazione), poi del reparto e successivamente diviene funzionale al collettivo, se lo stesso è in grado di riconoscere tale situazione, svolgendo azioni su azioni, funzioni e scelte, tali da trarne profitto posizionale e territoriale sulla squadra avversaria.

Ciò vale ed è efficace in tutte le condizioni di gioco;

Quando ci si difende in non possesso palla.

Quando ci si difende in possesso palla.

Quando si attacca in dominio della gara.

Quando si attacca a campo aperto.

Identità e Strategie

L’allenatore ha il compito preciso di dare un’identità forte e chiara alla squadra, in base al materiale a disposizione, decidere, scegliere quale a lungo periodo sia la strategia tecnico/tattica più adeguata alla squadra; se prediligere ad esempio una costruzione manovrata o più diretta, se difendere bassi nella propria metà campo oppure effettuare una pressione super offensiva nella metà campo avversaria, questo spesso avviene capendo le caratteristiche dei propri calciatori presenti in rosa.Ma in questo calcio moderno spesso ci si trova a continui cambiamenti, studi e perfezionamenti, dovuto anche all’alto contenuto che si trova in rete e che spesso si trova sulle squadre avversarie.

Per cui spesso una strategia può cambiare di gara in gara, in base a diversi fattori, e l’allenatore, in collaborazione con il proprio staff, ha il compito di far “vivere” quotidianamente ogni situazione possibile su ciò che potrebbe accadere in quella determinata gara, contro quella determinata squadra.

Spesso una strategia iniziale cambia nella stessa gara, in base al risultato, minuti, uomini e via dicendo…

L’obiettivo è dare le conoscenze necessarie per risolvere situazioni e problemi improvvisi e non, che si affrontano in gara. Non si possono dare indicazioni precise, solide, ferme, poiché il calcio è lo sport più situazionale che esista e l’imprevedibilità è nascosto dietro ad ogni passaggio, ad ogni movimento.

L’obiettivo è aprire la mente dei calciatori, che devono inderogabilmente capire di calcio, capire il calcio, capire ciò che stanno facendo o andranno a fare, è condizione imprescindibile, per prendere decisioni singole ma che diventano parte del contesto collettivo e soprattutto che funzionano per la strategia che la squadra e il mister hanno scelto di adottare.

“I giocatori devono comprendere la partita, devono capire come giocare da soli”

Josè Mourinho

Conoscersi e riconoscersi

È essenziale riconoscere ad esempio, in fase di costruzione offensiva, se quella determinata palla in base al posizionamento degli avversari e dei compagni di squadra, va giocata in maniera diretta nel mezzo delle linee, oppure lateralizzare il gioco, mantenendo altresì il possesso ma rallentando il flusso diretto verso la porta avversaria, perché con una trasmissione laterale difficilmente potrai superare una linea difensiva avversaria.

Conquistare lo spazio, alle spalle dei difendenti, è uno dei principali obiettivi del calcio moderno, abbiamo due modi per farlo; effettuando un dribbling sul diretto avversario, effettuare un passaggio alle spalle delle linee difensive, in entrambe le circostanze c’è bisogno di grandi qualità tecniche/visive/fisiche.Se la scelta sarà vincente lo scenario cambierà totalmente ed in maniera repentina.

Queste sono scelte uniche e singole del possessore che studia l’ambiente circostante ed elabora lo scenario che si potrà creare per apportare nel minor tempo possibile, la migliore soluzione del momento.

Dribblare o passare, dribblare e passare per conquistare ancora spazio, il possessore determina su quale posizione giocare ed influenza tutto lo scorrimento della manovra.

E allora, chi costruisce?

Chi occupa gli spazi per attirare?

Chi riempie gli spazi per determinare?

Riconoscere le linee di passaggio e se è il momento di affondare il colpo. Alla mia squadra, o meglio ai miei giocatori di maggior visione e percezione visiva, tecnico/tattica, chiederò sempre, ad ogni condizione possibile di giocare dentro al campo, e negli spazi intermedi, per cercare di far saltare il sistema difensivo centrale avversario, probabilmente ci saranno uomini in ampiezza assoluta, che attirano, ma che non giocano, questi sono utili per aprire le maglie avversarie e creare gli spazi necessari per una trasmissione palla e gli spazi essenziali dove pianificare la manovra successiva col riempimento degli stessi da parte di altri calciatori.

“La partita è uno spazio di tempo che va riempito di tante cose” - Luciano Spalletti

C’è chi gioca e chi determina.

Ecco, se vogliamo dare un obiettivo alla nostra squadra, ai nostri giocatori, diciamo a loro, di far recapitare la palla a chi determina il gioco, riconoscere taluni calciatori è motivo di crescita del gruppo squadra e forse elemento essenziale per essere vincenti e competere ad alti livelli.

Perché vincenti non lo si è solo in campo ma anche nella mente, forse soprattutto nella mente, alla predisposizione socio affettiva, alla voglia di alimentare positivamente relazioni e interazioni, alla comprensione di dividere i compiti e unire le forze.Si è vincenti quando siamo disposti a lottare per il compagno.

Si è vincenti quando siamo disposti a correre per il compagno, ad aiutare la squadra anche quando non si gioca.

Si è vincenti quando si accettano le scelte, quando si è propositivi, sempre, al di là del risultato.

Si è vincenti negli atteggiamenti, nelle pacche sulle spalle, si è vincenti quando si antepone il bene del gruppo, prima di quello personale.

Si vince in campo, ma si è vincenti nella testa.

“Qualsiasi scelta potrebbe non essere ciò che è meglio per te o per me, ma se va bene per la squadra, allora va bene”

Doc Rivers – Coach Celtics NBA

Per tutto questo, in un gioco dove vengono coinvolti emotivamente 11 e più elementi, aiutarsi e collaborare tra le parti diviene condizione essenziale.

Ognuno deve svolgere in maniera impeccabile il proprio compito, in funzione a ciò che si è chiamati a compiere. Ed è per questo che, ritornando in campo, ci saranno giocatori che giocano per far crescere la manovra, giocatori che si muovono per contribuire alla creazione degli spazi invisibili e ci saranno giocatori pronti a determinare. Tutte le parti dovranno collaborare per creare ripetutamente questo scenario.

Si, ma dove e quando?

La risposta è semplice, in ogni parte del campo e sempre. Si determina con la palla, spesso si determina anche senza, ma con un movimento. Le variabili sono infinite ed è per questo che le squadre vanno allenate ricreando scenari nuovi ed imprevedibili in spazi e ambienti diversi.

Occupazioni degli spazi liberi, possibilmente alle spalle dei difendenti, conduzione palla da parte del possessore fin quando possibile, attirare la pressione avversaria, giocare dietro le linee nemiche.

Nuovi scenari all’orizzonte. È già un buon inizio per far capire alla squadra ciò che può succedere se tutti stanno leggendo lo stesso capitolo. Quel meccanismo che si innesca e non puoi più fermarlo, quel coraggio di osare che dovrà fare spazio alla prevedibilità, quella manovra che corre come in fiume in piena, rompe gli argini e diventa travolgente, alla ricerca degli invasori nella metà campo del nemico. Quella forza di dominare la gara e conquistare il territorio.

Questo è essere Vincenti.

E solo i vincenti osano rischiare.

Fonte: Filippogalli.com - Flavio Marzullo


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