La Serie D non è più un confine: Giannichedda: «Monitoriamo mille ragazzi l'anno, il 30% di chi passa da noi vola nei professionisti»
C'è stato un tempo in cui la Serie D era considerata l'ultima spiaggia, il limbo per chi aveva perso il treno del grande calcio. Quel tempo è finito. A certificarlo sono i numeri dell'ultimo report sull’attività delle selezioni LND, ma soprattutto le parole di chi questo cambiamento lo guida dalla panchina: Giuliano Giannichedda.
Il tecnico della Rappresentativa Serie D, intervenuto ieri pomeriggio ai microfoni di Radio Sportiva, ha commentato con orgoglio i dati che hanno catturato l'attenzione dei media nazionali, trasformando le statistiche in un manifesto programmatico per il futuro del calcio italiano.
Incalzato sui dati del report, Giannichedda non si è nascosto dietro frasi di circostanza, offrendo una lettura tecnica del fenomeno:
"Questi numeri non sono casuali, sono il frutto di una rete capillare," ha spiegato il tecnico ai microfoni dell'emittente. "Noi non ci limitiamo a selezionare, noi facciamo un vero e proprio lavoro di scouting che parte dai territori. Ogni anno monitoriamo più di 1000 ragazzi in tutta Italia. Quando vedi che le percentuali di chi, dopo essere passato dalla Rappresentativa, approda nei professionisti superano ormai il 30%, capisci che la strada è quella giusta.[1] Non siamo più una selezione di fine stagione, siamo un trampolino reale".
Il cuore dell'intervento radiofonico si è focalizzato sul mutato atteggiamento delle società di A, B e C. Se un tempo gli osservatori scendevano nei dilettanti con scetticismo, oggi la "Quarta Serie" è una miniera a cielo aperto.
"C'è stato un cambio culturale evidente," ha sottolineato l'ex centrocampista di Lazio e Juventus. "Fino a qualche anno fa c'era diffidenza, si pensava che il salto fosse troppo grande. Oggi i direttori sportivi vengono a vedere le nostre partite, ci chiedono relazioni, ci seguono al Torneo di Viareggio. Hanno capito che in D non ci sono solo scommesse, ma giocatori pronti. Il gap fisico e tattico si è ridotto drasticamente perché in D si gioca un calcio vero, con pressioni 'da grandi' che nelle Primavere blindate spesso mancano".
Giannichedda ha poi voluto ribadire il ruolo cruciale dei tornei internazionali come banco di prova, citando l'esperienza del Viareggio come momento chiave per la maturazione dei suoi ragazzi:
"Mettere i nostri ragazzi in vetrina contro club internazionali è fondamentale. Quando giochiamo contro formazioni straniere o le big italiane, i nostri non sfigurano mai, anzi. Lì scatta la scintilla: il ragazzo capisce di poterci stare, e l'osservatore prende nota. Il mio compito è proprio questo: accorciare le distanze tra il sogno e la realtà. E vedere tanti ex 'dilettanti' oggi protagonisti tra i Pro è la mia vittoria più grande".
Il messaggio lanciato via etere è forte e chiaro: la Serie D non è più un confine, ma una risorsa strategica per tutto il movimento. E a giudicare dall'attenzione mediatica di questi giorni, il calcio italiano sembra finalmente essersene accorto.