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Equipe Campania e Franco Esposito, una storia infinita: "Il campo una vera medicina per me"

di Stefano Sica
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Quando si parla di Equipe Campania, il pensiero non può non rivolgersi ad un decano di questo progetto. Franco Esposito, preparatore atletico con una militanza enciclopedica nel professionismo e in tantissime società campane di provato blasone. Lunghissima e prestigiosa l’esperienza di Esposito, il quale ha lavorato con Gragnano, Stasia, Nocerina e Turris, ma ha visitato anche la serie A con Messina e Lecce e la B con Avellino, Pisa e Catanzaro. Punto di riferimento ormai indispensabile per il gruppo mugnanese dell'Equipe per competenza, passione e una attitudine all'ironia e alla leggerezza mai usurata dal tempo. E che spesso per i calciatori è balsamo puro da un punto di vista psicologico. L'ultima soddisfazione in ordine di tempo è stata la remuntada che ha garantito un anno fa al Giugliano di guadagnarsi la serie D a spese della Frattese, che viaggiava col vento in poppa. "Essendo a fine carriera da un punto di vista anagrafico, gli stimoli più grandi te li possono dare paradossalmente categorie non professionistiche - dice con orgoglio -. Allenare come fosse un professionista, un ragazzo che va all'Università, piuttosto che uno che svolge anche un altro lavoro, mi gratifica alla stessa maniera. Ma per me, anche qui all'Equipe, ogni allenamento è una sfida. Nel momento in cui darò tutto per scontato o questo lavoro sarà per me una semplice routine, lascerò immediatamente. A volte, scherzando, dico che questo sarà il mio ultimo anno di attività. In realtà lo faccio un po' per darmi la carica, un po' perché è questo mondo del calcio - col corollario di certe persone improponibili - che mi ha saturato, non certo il campo. Anzi, dalla prossima stagione farò parte dello staff tecnico del Saviano, club che disputerà l'Eccellenza. E ne approfitto per ringraziare dirigenti e tecnici della società per avermi scelto. Del resto, si tratta di persone leali e apprezzabili da un punto di vista umano".      

Equipe, un'avventura infinita.

"Ritrovarsi qui è sempre un piacere - dice ai microfoni di Casa Equipe Campania -. E' il mio ottavo anno qui all'Equipe. Il bilancio dopo questo periodo di lavoro è senz'altro positivo. Considerati il problema Covid e lo stop anticipato dei campionati, poteva esserci un nodo infortuni. E i ragazzi rischiavano maggiormente rispetto agli anni passati. Invece direi che finora è andato tutto bene. Anche il livello qualitativo del gruppo è rimasto alto, con tanti calciatori di spessore giunti qui come Rainone, Finizio, Guarracino e altri. Ma qui tutti sono trattati allo stesso modo. E anche i calciatori che militano in categorie dilettantistiche si allineano alle nostre metodologie. Le categorie mi servono solo per condensare i carichi. A tal proposito, quest'estate l'elemento principale da valutare era proprio il dosaggio dei carichi. Fino a un anno fa, i giocatori conoscevano perfettamente le loro tempistiche. Le date di fine campionato e di inizio dei ritiri, erano certe. All'epoca sapevamo come muoverci in fase di preparazione. Adesso è saltato tutto per il Covid. E non sappiamo neanche quando inizieranno i campionati. Per questo ho deciso che non fosse opportuno premere troppo sull'acceleratore. E ho preferito dosare i carichi di lavoro per portare i calciatori in una condizione aderente a quella che bisogna avere per partecipare a un ritiro. Molti credono erroneamente che qui si fa un lavoro per portare subito un giocatore al massimo. Ma questo avviene da metà settembre in poi. In realtà il nostro compito è quello di preparare gli atleti ad essere in grado di sopportare con facilità i carichi imposti dal nuovo staff nel quale si vanno ad inserire. Quindi noi svolgiamo solo un lavoro preparatorio. Ovviamente un plauso voglio farlo ai tecnici coi quali mi trovo ogni pomeriggio a collaborare: Gargiulo, Vanacore, Platone, Rinaldis, Bianco e Borzillo, oltre a tutti i componenti dell'Equipe che stanno lavorando dietro le quinte. Le metodologie di lavoro migliori? Quelle flessibili. Non bisogna dimenticare che, per quanto noi possiamo studiare ed essere didattici, la differenza la fanno il tipo di allenatore e le sue richieste, le caratteristiche della squadra con la sua età media, l'obiettivo da perseguire in campionato".    


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