Il possibile nuovo Re del Calcio? Ha troppi interessi in campo...

23.09.2011 15:53 di  Giovanni Pisano   vedi letture
Il possibile nuovo Re del Calcio? Ha troppi interessi in campo...

Su un solo punto, sono tutti d'accordo: "Il calcio italiano è da rifondare". Scioperi, scommesse, eliminazioni clamorose, campioni che preferiscono andarsene in Daghestan. Il prossimo anno si cambia il governo del nostro calcio, ma la campagna elettorale è già iniziata. Secondo gli analisti più addentro, il più impaziente di sostituire Giancarlo Abete alla presidenza Figc è... il suo vicario Carlo Tavecchio.
Ragioniere, 67 anni, da Ponte Lombroso (Milano), è un uomo uno e trino, anzi quattrino: presidente della Lega nazionale dilettanti (Lnd),  vicepresidente vicario della Figc, commissario straordinario della Serie D e, dal giugno scorso, anche della Divisione calcio femminile. Ai suoi piedi c'è l'impero del calcio "minore",  grande serbatoio di voti: un milione 300 mila tesserati, 14 mila società.
Pensate al costo delle iscrizioni, delle multe, dei servizi (è stata all'uomo creata la Lnd servizi), delle assicurazioni (dallo scorso, Ina-Assitalia) e avrete un'idea del fiume di  denaro che scorre. Tavecchio è sul ponte di comando dal 1999 e quell'elezione primigenia, ancora oggi, provoca malumori. Statuto Figc alla mano (articolo 29) risultava ineleggibile, come chiunde abbia una condanna passata in giudicato superiore a un anno.
L'ottobre scorso, un'interrogazione parlamentare di un deputato del Pdl, Amedeo Laboccetta, ha svelato il curriculum giudiziario
di Tavecchio: "Condanna a 4 mesidi reclusione nel 190 per falsità in titolo di credito continuato in concorso, 2 mesi e 28 giorno di reclusione nel 1994 per evasione fiscale e dell'Iva, 3 mesi di reclusione nel 1996 per omissione versamento  di ritenute previdenziali e assicurative, 3 mesi di reclusione nel 1998 per omissione o falsità in denunce obbligatorie, 3 mesi di reclusione nel 1998 per abuso d'ufficio per violazione delle norme anti-inquinamento, più multe complessive per oltre 7000 euro".
In compenso, la Lnd chiede a tutte le società di sotto scrivere un certificato di onorabilità, autocertificando l'illibatezza giudiziaria
per ogni suo dirigente. Chi meglio di lui, devono pensare gli ignari - o troppo edotti - delegati regionali che lo rieleggono sempre con maggioranze che vanno dal 90 per cento in su. Certo, c'è chi fa notare che is uoi grandi elettori, a cominciare dai  presidenti dei venti comitati regionali, cariche che un tempo di puro volontariato, oggi percepiscono tutti un rimborso-stipendio che si aggira intorno ai 3 mila euro mensili netti. Più i benefici collaterali, come potere e visibilità in loco, moneta magari da giocare su altri tavoli (in politica o negli affari).
Eppure, anche da sotto questa coltre di perfezione, qualche spiffero esce. In Campania c'è ancora da chiarire uno strano finanziamento regionale per la ristrutturazione di tre campi da gioco, per il quale il comitato regionale ha ricevuto il doppio del dovuto. In Umbria la magistratura indaga su un altro finanziamento di  un campo diventato parcheggio, e in Veneto le ultime elezioni sono finite con un esposto alla Procura. Eppure, in Lnd la parola "concorrenza" ha lo stesso effetto dell'aglio su Dracula. Esempio: a capo della commissione "per gli impianti sportivi in erba sintetica" siede l'ingegnere Antonio Armeni. Un luminare, che purtroppo non si illumina
gratis, costando qualcosa come 84 mila euro l'anno. La Lnd, già dal 2002, ha deciso che tutti i campi in erba sintetica, compresi quelli di calcio a 5, debbano avere "la preventiva omologazione e certificazione" da parte della Labosport srl, fondata nel 2003, 15 mila euro di capitale sociale, sede a Como, due soli soci: la Labosport international di Les Mans con in 60 per cento e , con il 40 per centro - sorpresa! - Roberto Armeni, figliolo di Antonio. L'operazione di omologazione costa 4800 euro. E chi paga? In teoria il proprietario, che spesso è il Comune, e che non sempre - anzi quasi mai - ha voglia di sottomettersi all'ennesimo "balzello" non previsto da alcuna legge. Quindi l'obbligo ricade sulle società, "invogliate"  loro dicono "costrette" -  attraverso la minaccia dell'assicurazione, che, se resta scoperta, rende non usufruibile il campo. Ancora: l'una tantum non è tale. La Lnd ha deciso infatti che ogni tre anni il campo abbisogni di una "revisione", come fosse uno scooter, e così si ricontatta la Labosport e si riversa l'obolo di 4800 euro. Secondo esempio, l'agenzia di viaggi e turismo. Quella a cui si appoggia la Lnd per molti suoi convegni, assemblee, iniziative, tornei, è la Tourist sports service di Cervia (Ravenna). Anche in questo caso i soci sono due e uno, al 50 per cento, è nientemeno che il vicepresidente della stessa Lnd, Alberto Mambeli.
Pochi giorni fa il presidente degli allenatori Italiani, Renzo Ulivieri, si è incatenato ai cancelli della Figc. Lo ha fatto per protestare contro la decisione (comunicato numero 52 Lnd), per le società di 1° e 2° categoria e alla juniores, di assumere allenatori senza patentino o abilitazione. "Ce l'hanno chiesto le società per risparmiare" la giustificazione addotta dalla Lnd.
Ulivieri ha parlato invece di una ritorsione di Tavecchio nei suoi confronti, per aver votato in sede di consiglio federale contro la
trasformazione del calcio femminile da Divisione (con un suo rappresentante in consiglio federale) in Dipartimento, quindi di fatto inglobandola nella Lnd, già proprietaria della golden share in federazione, dove controlla il 34 per centro dei voti. Una ripicca, insomma, e tanto peggio per chi quel patentino lo aveva sudato, pagando quasi 700 euro e superando gli esami.
Dalla ridistribuzione dei diritti televisivi - "ossigeno sonante", li chiama - Tavecchio si aspetta 9,5 milioni e  vorrebbe anche rilanciare il caico femminile "obbligando" le società maggiori maschili di serie A ad allestirne una in gonnella. Dev'essere una fissa.
In Eccellenza le squadre, oltre a mettere in campo almeno quattro fuori quota (giovani, nati, dopo il 1990, 1991, e 1992) hanno anche l'obbligo di allestire anche una squadra juniores, impresa impossibile per quei piccoli comuni che non hanno materiale umano a sufficienza.
Il rimedio escogitato è da urlo: ogni società può essere esentata pagando  5000 euro. Una tassa per i giovani, insomma. Nemmeno a Barcellona, per la cantera, ci avevano mai pensato.

Articolo di Marco Vescovi tratto da "Venerdì di Repubblica" del 16 settembre 2011.