Mister Delogu: "Mi hanno chiesto soldi e raccomandazioni politiche per allenare. Tutti sanno come funziona il sistema"

28.11.2015 10:00 di Marco Pompeo Twitter:    vedi letture
Mister Delogu: "Mi hanno chiesto soldi e raccomandazioni politiche per allenare. Tutti sanno come funziona il sistema"

Allenare in Italia è sempre più difficile. O si sceglie di scendere a compromessi oppure si è spesso tagliati completamente fuori dal giro e si finisce ad ammuffire anche a dispetto del talento. Così sempre più tecnici italiani stanno scegliendo di accettare incarichi fuori dallo stivale italico. Le ultime voci danno anche il tecnico Pietro Delugu papabile partente (si parla di lui addirittura per un club di Serie A peruviana). Per questo abbiamo contattato il tecnico sassarese per saperne di più.

Mister, nell'ultimo periodo lei è stato accostato a diversi club di Serie D ma ci giungono voci anche di richieste dall'estero. Cosa può dirci a riguardo?
"Si è vero, quest'anno ho avuto contati con società straniere sudamericane dove tutto sembra possa funzionare diversamente. I campionati però terminano questo mese, si sta programmando la nuova stagione, vedremo. Se son rose fioriranno. In Italia sono stato contattato da due società di serie D in gironi differenti. Una di queste è gioca nel raggruppamento A e l'altra, proprio recentemente, in quello C. Se non si conclude non è certo perchè il sottoscritto non abbia voglia di farlo, anzi. Probabilmente le mie condizioni chiare non mi aiutano, non mi aiutano, saranno al vaglio di chi deve prendere la decisione, che comprendo sia difficile, fra me ed altri dieci allenatori che si offrono portando la propria dote".

Quali sono le sue condizioni chiare?
"Che io non porto sponsor e voglio essere pagato per il lavoro che faccio, con una retribuzione congrua naturalmente. Non regalo il mio tempo ad alcuno. Vedremo se nelle prossime ore l'operazione si concretizzerà e mi siederò su una panchina con soddisfazione di entrambe le parti sia chiaro".

Le sue sono richieste apparentemente normali. No?
"Francamente sono due stagioni che aspetto un progetto giusto, ma credo che in terra italica sia diventato un discorso utopistico. Credo di aver avuto una decina di approcci importanti, sia direttamente che tramite il mio agente, ma in tutti questi le parole progetto tecnico non sono state mai pronunciate dall'interlocutore del momento. Una metà di questi dirigenti mi ha chiesto soldi, sponsor al seguito o raccomandazioni del politico di turno per mettermi a disposizione la panchina, l'altra metà mi ha promesso soldi nonostante calciatori e staff tecnico avessero già quattro, cinque mensalità di rimborsi arretrati dimostrando scarsissima affidabilità".

Difficile allenare insomma...
"Oggi fare l'allenatore di calcio, a parte casi rari, è diventato un lusso, un mestiere per ricchi e, o, potenti. La meritocrazia non esiste, in Italia sappiamo tutti come funziona il sistema. Accade anche negli altri settori che abbracciano il mondo del lavoro ed economico, ed il calcio dalla Lega Pro ai campionati di Promozione regionali compresi, si è allineato a questa legge non scritta".

Poi ci lamentiamo del livello del nostro calcio...
"Infatti. Negli ultimi dieci anni il livello tecnico-tattico generale, non solo in serie A e B, è peggiorato a causa di un modo di lavorare a circuito chiuso, dove non ci si confronta con nuove realtà che possano portare nuove idee e metodologie.
Il novanta percento degli allenatori, direttori sportivi e team manager, sono ex calciatori professionisti, che magari sapevano fare bene il mestiere dentro il campo, e che hanno vissuto tutti la stessa realtà, senza confronto con nuove situazioni che potrebbero far crescerere, ed ora sitrovano a fare un altro lavoro e non è detto debbano farlo necessariamente bene".

Di chi la colpa di questa situazione secondo lei?
"Nel mondo del calcio, la crisi economica generale e l'ambizione dei presidenti pro tempore, incontrando la disparità notevole fra numero di allenatori e le società iscritte ai vari campionati, ha creato questa situazione sempre meno meritocratica. La passione di tramandare sul campo nozioni calcistiche genera spesso la voglia di trovare una panchina a tutti i costi, ecco perchè non è più congruo il rapporto fra domanda ed offerta. Si è creata una situazione dove ci sono tanti allenatori bravi che hanno poche richieste. I presidenti preferiscono allora scegliere un tecnico senza guardare il suo curriculum ma solo la dote che porta con se. Come si può parlare di progetto tecnico in un contesto similare? Vedo in giro tanti colleghi bravi che da anni stanno a guardare. Nonostante ciò non perdono l'entusiasmo per tenersi aggiornati e stare sul pezzo, ed altri che siedono in panchina senza la necessaria conoscenza di saper tramandare la materia".

Lei cosa ha fatto in questi due anni di inattività?
"Personalmente faccio lo stesso, continuo ad aggiornarmi. Seguo i campionati di Lega Pro e serie D, oltre a qualche girone di eccellenza regionale, e collaboro con colleghi che mi chiedono consulenze tecnico-tattiche sugòo avversari di turno".